lunedì 13 dicembre 2010

SIAMO IN MILLE SULLA GRU

Permesso di soggiorno subito! Subito! Sanatoria per tutti! Parole scandite con rabbia da duecento e poi trecento e poi cinquecento, infine mille cittadini, pochissimi dei quali con diritto di voto, la maggioranza meceti, i più con un limitato diritto di circolazione, condizionato dalla propria nascita in un paese straniero. Un corteo di migranti per le vie del centro cittadino, mentre i “messinesi di origine controllata”, guardano attoniti, fermandosi in silenzio ai bordi della strada oppure, richiamati dalle voci, escono fuori dai negozi e si domandano: Ma che vogliono? E' una rivolta?. E' la prima volta che degli stranieri “osano” sfilare in corteo per rivendicare i propri diritti e portare nel salotto buono di piazza Cairoli un così inusuale protagonismo. Il corteo è una tappa significativa per la rivendicazione dei diritti dei cittadini migranti, costruita attorno alla campagna “Siamo tutti sulla gru!”, promossa dalla Rete Antirazzista Messinese. La RAM nasce dalla volontà del Circolo Arci Thomas Sankara di costruire un fronte di opposizione sociale al diritto speciale per i migranti, per far riemergere quel movimento di militanza creatosi attorno alla vicenda della Cap Anamur, che lanciò un'offensiva non violenta a tutte le forme di detenzione amministrativa. Nella giornata di mobilitazione nazionale del 20 novembre, “Siamo tutti sulla gru!” ha promosso un sit-in in prefettura con la consegna di un documento per richiedere la convocazione di un tavolo tecnico per la sanatoria, per la concessione di un permesso per i truffati (umanitario o di protezione sociale) e la denuncia di gravi violazioni a Messina di diritti garantiti dalla legge, in relazione all'unità familiare ed ai diritti sociali. Successivamente si sono tenute assemblee all'Arci e dentro il Rettorato occupato per scegliere le forme di solidarietà con i migranti di Brescia e Milano, e lanciare la campagna provando ad unire la protesta contro la sanatoria a quella degli studenti e dei ricercatori dell'università. Proteste, ambedue, basate sulla critica del modello neoliberiste e della precarietà. Un corteo senza bandiere ha sfilato quindi il 5 dicembre: uomini e donne, bambini, intere famiglie, un blocco “intercontinentale” insieme agli indigeni, tutte e tutti rappresentati esclusivamente dai propri corpi, senza ulteriori identità se non quella di essere umano, con eguali diritti e aspettative. Davanti il palazzo municipale, poi, la scelta di un sit-in, per sottolineare le difficoltà oggettive nel diritto all'abitare per i migranti ed i rom, con la costruzione simbolica di una casa di cartone con su scritto: “Se a questa la mia casa non somiglia, allora io perdo la mia famiglia”. Infine, al grido di “vergogna,vergogna”, il corteo ha raggiunto il Tribunale, dalle cui scale i migranti hanno chiesto giustizia. Alla conclusione del corteo, dentro il Rettorato, cena sociale arabo-siciliana e musica dal vivo per un métissage che ha messo insieme hip-hop messinese e tradizioni arabe.