martedì 24 maggio 2011

Lampedusa watching


Lampedusa 2007, Circolo Arci Thomas Sankara

Venerdì 27 maggio dalle ore 18:00 un incontro su Lampedusa per riflettere sul tema della frontiera e dei centri di detenzione, simboli della politica e dell'ideologia del "respingimento". Dai pensieri di Anna Arendt e Michel Foucault le conversazioni con alcune socie/i che per ultimi hanno preso parte all'"esperienza" Lampedusa watching, osservazione e azione per i diritti di profughi, migranti e richiedenti asilo. Le testimonianze dirette dei richiedenti asilo e degli espulsi/respinti alla frontiera. Fotografie e video per la controinformazione. Infine, la proiezione del film Illégal, del regista belga Olivier Masset-Depasse vincitore del Quinzaine des Réalisateurs al Festival di Cannes nel 2010 e candidato all'Oscar 2011 per il miglior film straniero, per ricordarci che la libertà in Europa non è per tutti.

domenica 15 maggio 2011

Karim Metref a Messina, 20 maggio 2011

Karim Metref con Caterina Pastura al Salone del Libro di Torino, maggio 2011
Terzo appuntamento a Messina del ciclo Abitare una lingua raccontare storie, organizzato dal Circolo Arci Thomas Sankara nell’ambito del progetto Spunti di vista che si interroga sulle condizioni/discriminazione delle nuove generazioni di origine straniera.

 Venerdì 20 maggio presso l’Aula Maisano, della Facoltà di Scienze Politiche in Via Malpighi, alle ore 10:00 è previsto l’incontro“LOTTARE E RACCONTARE”  con  Karim Metref ed il suo libro “Tagliato per l’esilio” (ed. Compagnie delleLettere), realizzato in collaborazione con il Dottorato di ricerca in Pedagogia e Sociologia interculturale dell’Università di Messina.   
Karim Metref è scrittore e giornalista,collabora con alcuni periodici tra cui Internazionale e Peacereporter ma è anche operatore sociale ed educatore, esperto in educazione alla pace e alla non violenza, intercultura e gestione non violenta dei conflitti, blogger e curatore del sito letteranza.org, dedicato agli scrittori migranti che pubblicano in lingua italiana.
La presenza di Metref sarà anche occasione di confronto con l’Arci sulle pratiche per il riconoscimento dei diritti di cittadinanza dei migranti, sull’uso distorto che si è fatto  in Italia dell’accezione interculturale e comunità immigrata, in un incontro pomeridiano con il gruppo di lavoro del circolo arci thomas sankara.

Karim Metref è scrittore dell’esilio, nato in Algeria nel 1967, ha lavorato come insegnante nel suo Paese per circa dieci anni. La patria di Karim è però la Cabilia, regione che si estende a est di Algeri, lungo la costa mediterranea. E con la terra cabila, la patria di Karim è la lingua, quel dialetto berbero, il tamazight, con cui ha scritto i suoi primi racconti. E’ stato uno dei protagonisti della“Primavera berbera” che nel 1980, e per gli anni successivi, ha caratterizzato la lotta dei cabili per il riconoscimento della lingua e della cultura, e che è stata fucina per la formazione di intellettuali democratici in Algeria. Karim Metref, però, è tagliato per l’esilio come recita il titolo di un suo libro del 2006. Un esilio non solo dalla terra ma anche dalla lingua. Ha scritto, inoltre, Tislit n Wanzar, novella per ragazzi in lingua berbera (Algeria, 1997), e Quando la testa ritrova il corpo, manuale di giochi educativi per le scuole dell’infanzia, con Sigrid Loos, (Ega- Torino). È anche autore di Il ritorno degli Aarch – i villaggi della Cabilia scuotono l’Algeria (video 60’ ed. Metissart – Carta.

giovedì 12 maggio 2011

La “doppia espulsione” non è ostativa alla sanatoria di settembre 2009

Lo stabilisce un’importante sentenza dell’Adunanza Plenaria del Consiglio di Stato. L’Adunanza Plenaria del Consiglio di Stato (massimo organo della giustizia amministrativa), in data 10.5.2011, ha definitivamente messo la parola fine alla controversa questione della ammissibilità alla regolarizzazione 2009 di colf e badanti degli stranieri condannati per non avere eseguito le espulsioni (si tratta di un meccanismo complesso della legge Bossi-Fini secondo cui lo straniero espulso deve allontanarsi immediatamente e se non lo fa viene arrestato e penalmente punito).Secondo una circolare del Capo della polizia non poteva beneficiare della regolarizzazione lo straniero che aveva avuto una condanna di quel tipo. Sulla questione la giurisprudenza si è divisa sino alla decisione di ieri dell’Adunanza Plenaria che ha deciso la non ostatività di quei tipi di condanna. La decisione giunge dopo la nota sentenza della Corte di giustizia dell’U.E. del 28 aprile scorso che ha decretato il de profundis dei reati della Bossi-Fini di inosservanza della espulsione, in quanto
incompatibili con la disciplina comunitaria delle decisioni di rimpatrio. Conseguentemente il Consiglio di Stato, ritenendo abolito tale reato ha deciso che le relative condanne non possono essere ostative alla regolarizzazione del 2009. Termina così felicemente l’odissea – durata oltre un anno e mezzo – di colf, badanti e datori di lavoro (italiani e non) che potranno finalmente regolarizzare i loro rapporti di lavoro e, con essi, evitare le pesanti sanzioni penali, amministrative e contributive.Tale decisione si inserisce felicemente nel novero dei provvedimenti giudiziari che hanno cassato talune innovazioni fortemente volute dall’attuale compagine governativa in materia di immigrazione:
aggravante di clandestinità: dichiarata incostituzionale nel 2010,
omessa esibizione del permesso di soggiorno da parte di irregolari: abolitio criminis ad
opera delle Sezioni Unite della Corte di cassazione il 24.2.1011,
reato di disobbedienza all’ordine di allontanamento: incompatibile col diritto europeo e
pertanto abolito per opera della CGE e di tre sentenze della Corte di cassazione del 28 aprile,
esclusione dalla sanatoria del 2009 per “doppia espulsione”: illegittima ad opera del Consiglio di Stato.
Associazione Studi Giuridici sull’Immigrazione

mercoledì 11 maggio 2011

Terzo appuntamento di "abitare una lingua, raccontare storie..."













I ricercatori di Scienze Politiche ci hanno comunicato un cambio di luogo. L'incontro con Karim Metref è spostato dall'Aula Magna di Scienze della Formazione all'Aula Maisano, Facoltà di Scienze Politiche, in Via Marcello Malpighi, 1 (ultima traversa  di Via Tommaso Cannizzaro, prima del semaforo con Viale Italia).
20 MAGGIO ORE 10:30

martedì 10 maggio 2011

Lampedusa accoglienza?

Lampedusa, 2005 (Circolo Arci Thomas Sankara)
In un' isola già militarizzata, è arrivata anche la protezione civile, che si è aggiudicata l'appalto per lo smaltimento dei relitti degli sbarchi. Ma sino ad oggi i natanti rimangono in balia delle maree, senza alcun intervento risolutivo. Sull'isola sono presenti le principali organizzazioni governative e le ong storiche; tuttavia molto spesso la macchina organizzativa dell' “emergenza” richiama il modello della propaganda stile l'Aquila, con un Ministero dell'Interno che arruola anche le navi mercantili - come nel caso della nave “Excelsior” per il trasferimento probabile alla tendopoli di Manduria. L'intento è quello di affidare così sul continente la gestione dell'emergenza alla protezione civile, che ha già dimostrato l'anima militarizzata nella gestione dei campi in Abruzzo. 
Dal 3 al 7 maggio, un gruppo di militanti del circolo arci Thomas Sankara di Messina ha raggiunto la staffetta antirazzista siciliana, organizzata per dare supporto all'associazione Askavusa - che ha fornito sostegno materiale e sociale nelle settimane dei “grandi arrivi”, quando il governo italiano gridava all'invasione e i migranti vivevano all'aria  aperta. A maggio si è rientrati nella “regola” lampedusana: tutti i “negri” (come spregiativamente definiti da un poliziotto) dentro le gabbie al centro di contrada Imbriacola - che è identificato come centro di prima assistenza e soccorso - e alla base Loran - decadente struttura militare.I tempi di trattenimento, spesso, richiamano quelli dei centri di detenzione: richiedenti asilo e categorie vulnerabili vengono reclusi insieme ai profughi tunisini, il cui unico destino è il rimpatrio collettivo entro le 48 ore. Il 5 maggio si è riusciti a distribuire il numero verde ed avere contatti direttamente sul molo durante le operazioni di sbarco ma solo con i migranti sub-sahariani. I profughi tunisini, infatti, sono trattati come criminali e separati dai presenti sin dall'arrivo al molo. Successivamente l'ingresso al Porto Vecchio è stato negato ai militanti messinesi (alcuni dei quali anche identificati dalla Polizia), nonostante la presenza di volontari e gente comune. L'enfasi dell'accoglienza, con la foto in prima pagina del medico con in braccio un bambino, si accompagna alla disorganizzazione dei soccorsi - mancanza di latte per i bambini, coperte, acqua e alimenti tanto insufficienti quanto maggiore era il numero di migranti sbarcati - e alla certezza che l'informazione sui diritti possa generare conflitti e non debba essere garantita per tutti.
Giulia, Marilin, Gaetano,Claudio Irene
Numero verde Arci

 

lunedì 9 maggio 2011

APPELLO CORTEO NAZIONALE NO PONTE DEL 14 MAGGIO A MESSINA

L’iter della costruzione del Ponte sullo Stretto ha già dilapidato svariate centinaia di milioni di euro; 110 di questi solo nell’ultimo anno per la redazione del progetto definitivo e i sondaggi geognostici che hanno riempito le città di Messina e Villa San Giovanni di trivelle. Da questa enorme quantità di denaro già spesa gli abitanti dei luoghi interessati dalla gran...de infrastruttura non hanno ricavato alcun vantaggio. Vantaggio hanno invece ricavato gli studi di progettazione, il General Contractor Eurolink e personaggi come l’Amministratore Delegato della Stretto di Messina S.p.a. Pietro Ciucci che ha ricoperto più di un incarico di commissario. Tra i costi va annoverata anche la cessione di immobili ad Eurolink, senza contropartita significativa, da parte dell’Università di Messina. L’incubatore d’impresa, originariamente destinato a favorire la nascita di attività imprenditoriali di giovani neolaureati, è diventato di fatto centro direzionale per i lavori del Ponte. Le incognite sull’attuale progetto del Ponte sullo Stretto di Messina sono state ampiamente sottolineate da Remo Calzona, fino a poco tempo fa uno tra i principali progettisti e componente della Commissione A.N.A.S. per il parere sulla grande infrastruttura. In particolare i fenomeni del cosiddetto “galloping” e del “flutter” renderebbero il Ponte a campata unica di 3000 metri fragile e inservibile. Inoltre il Ponte si solleverà troppo poco dal mare, rendendo impossibile la navigazione alle più alte navi da crociera.
Il Ponte sullo Stretto è evidentemente opera con pesante impatto sul territorio, come le dimensioni previste (oltre 380 metri le torri, oltre 3 Km il manufatto d’attraversamento) spiegano già da sole. La forte compromissione degli aspetti paesaggistici si somma all’opera di devastazione che i cantieri causerebbero in un’area (la riserva protetta di Capo Peloro) già molto fragile e già colpita da un eccesso di cementificazione. Stesso discorso può essere fatto per la Costa Viola sulla sponda calabrese. I reticoli stradali e ferroviari d’accesso, inoltre, uniti alle discariche previste sulle colline aggraverebbero ancora di più i rischi di dissesto idrogeologico già manifestatisi tragicamente il primo ottobre 2009 ed evidenziatisi con terribile forza il primo marzo di quest’anno. Ma il Ponte sullo Stretto prima ancora che opera devastante (che si vorrebbe mitigare con risibili iniziative di compensazione) è opera inutile. Soprattutto se confrontata con gli investimenti necessari per la costruzione. Quello che ormai viene definito "il Mostro sullo Stretto” collegherebbe, infatti, due regioni a bassa infrastrutturazione. Da questo punto di vista lo Stretto di Messina non causa un rallentamento significativo nei trasporti. Trasporti, peraltro, che da anni tendono a privilegiare i vettori aereo e navale. E’ proprio questa contrazione dei transiti nello Stretto di Messina, inoltre, che ha reso inservibili le previsioni di rientro economico fatte ai tempi del progetto preliminare ed ha, quindi, reso vana ogni aspettativa di interessamento del capitale privato (che non sia mera speculazione) per un’operazione economica che sarebbe evidentemente in perdita. Le risorse già spese e quelle previste (oltre 6 miliardi di euro) sono, quindi, prevedibilmente, per intero risorse pubbliche. Un tale investimento avrebbe, per ammissione degli stessi soggetti promotori, un ritorno, in termini occupazionali pari a circa 4500 unità lavorative, un rapporto investimento/occupazione totalmente squilibrato se si pensa che con 250 milioni di euro investiti nella riqualificazione urbana si darebbe lavoro ad oltre 3000 operai, senza parlare di tutte le emergenze della provincia. Un così basso ritorno in termini di occupazione è tipico delle grandi opere come il Ponte sullo Stretto. Inoltre, la carenza sul nostro territorio delle professionalità previste renderebbe molto bassa la creazione di posti di lavoro per manodopera locale (un esempio, per la piazza messinese, è stato rappresentato dai cantieri per i sondaggi geognostici che hanno impegnato 5 messinesi su 125 addetti). A tutto ciò va aggiunto che la prospettiva del Ponte sta già oggi determinando la perdita di oltre mille posti di lavoro nella navigazione. Si vede bene, quindi, come l’area dello Stretto non tragga alcun vantaggio dalla costruzione del Ponte. Al Ponte guardano, inoltre, le cosche mafiose siciliane e calabresi che puntano ad intercettare gli investimenti che si riverserebbero nell’area dello Stretto. L’inchiesta “Brooklyn” sul tentativo d’infiltrazione della mafia italo-canadese ha, d’altronde, evidenziato l’interesse di alcuni settori criminali ad entrare nell’affare come soci finanziatori, accreditandosi in tal modo come soggetto di riferimento. Il Movimento contro il Ponte, che in questi anni ha ripetutamente manifestato portando in piazza decine di migliaia di persone, contrappone a tale prospettiva devastante la proposta di utilizzare le risorse destinate alla grande infrastruttura per la messa in sicurezza sismica e idrogeologica del territorio, il potenziamento dei trasporti pubblici nello Stretto, un piano di riqualificazione urbana a partire dall’edilizia scolastica (tutte opere con saldo occupazionale nettamente superiore a quanto previsto per le grandi opere). Il Movimento chiede, inoltre, che venga soppressa la Stretto di Messina S.p.a. e che le opere vengano programmate attraverso meccanismi di partecipazione democratica (impossibili laddove vigono Legge obiettivo e General Contractor, espressioni di una politica di verticalizzazione delle scelte).
RETE NO PONTE - COMUNITA' DELLO STRETTO

14 MAGGIO
MANIFESTAZIONE NAZIONALE
CONTRO IL PONTE
concentramento ore 16:00 piazza Cairoli - Messina

11 maggio Convegno minori non accompagnati

domenica 1 maggio 2011




Amara Lakhous a Messina

Continuano a Messina gli appuntamenti del ciclo Abitare una lingua raccontare storie, organizzati dal Circolo Arci Thomas Sankara nell’ambito del progetto Spunti di vista che si interroga sulle condizioni/discriminazioni delle nuove generazioni di origine straniera.
Ad affrontare il tema delle discriminazioni e del pregiudizio in Italia, il rapporto tra letteratura contemporanea e migrazione sarà lo scrittore e giornalista algerino Amara Lakhous, vincitore del premio Flaiano, che il 5 maggio 2010 sarà protagonista di due ‘conversazioni in pubblico’:
- con gli studenti e docenti del Liceo E.Ainis  - in Aula Magna alle  ore 10 -  partner del progetto, dove nel corso dell’anno si sono svolti stage e laboratori di lettura sul tema dell’identità e delle migrazioni a partire dal primo libro pubblicato in Italia dall’autore Scontro di civiltà per un ascensore a Piazza Vittorio (d.e/o 2005).
- nel pomeriggio, alle 18 nei locali della galleria Orientale sicula, in via M.Giurba, 27, dove si svolgerà l’incontro organizzato in collaborazione con gli studenti di Unime in protesta, dedicato al tema La letteratura ci salverà dal pregiudizio? che prenderà spunto dal nuovo libro di Lakhous Divorzio all’islamica in viale Marconi (ed. e/o 2010).

Amara Lakhous è nato ad Algeri nel 1970 e vive a Roma dal 1995. Laureato in filosofia all’Università di Algeri e in antropologia culturale alla Sapienza di Roma. Nel 1999 ha pubblicato il suo primo romanzo, Le cimici e il pirata (Arlem editore) in versione bilingue arabo/italiano, e nel 2003 ha pubblicato in Algeria il secondo romanzo in arabo, Come farti allattare dalla lupa senza che ti morda, successivamente riscritto in italiano con il titolo Scontro di civiltà per un ascensore a piazza Vittorio (Edizioni E/O 2006). Con questo romanzo, tradotto in varie lingue, ha vinto nel 2006 il premio Flaiano per la narrativa e il premio Racalmare – Leonardo Sciascia. Nel maggio 2010 è uscito l’omonimo film, diretto da Isotta Toso.
Circolo Arci Thomas Sankara Via Campo delle Vettovaglie, snc (ex Mercato Ittico) 98122 Messina tel/fax 0906413730 circolosankara@tiscali.it  ufficiostampasankara@tiscali.it
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