venerdì 19 ottobre 2007

Manifestazione Rete Antirazzista Siciliana per la chiusura dei CPT, Ragusa 2005 con i compagni rom di Messina






APPELLO DELLA COMUNITA’ ROM DI MESSINA
AI CITTADINI E ALLE CITTADINE DELLA CITTA’

La nostra comunità rom è composta da circa 80 persone e più della metà sono bambini nati qui. Con quest’appello chiediamo di migliorare le nostre condizioni, senza però perdere le nostre antiche tradizioni, la nostra cultura, la religione mussulmana e soprattutto la nostra dignità d’esseri umani. Notiamo sempre di più l’immagine di una città ostile alla presenza dei migranti. E se non dobbiamo sottovalutare i segnali che provengono dai quartieri, dobbiamo anche affermare che quelle raccolte di firme contro di noi non sono rappresentative di tutta la comunità messinese: dobbiamo dire che c'e' un altra Messina, da sempre favorevole all’accoglienza, alla convivenza civile e, soprattutto, alla tutela dei diritti umani. Per questo vorremmo diffondere un appello dei cittadini , che finalmente rivendichi alla nostra città il suo ruolo di comunità accogliente e civile.
Vorremmo ricordare che i rom insediati a Messina molti dei quali sono bambini in età prescolare e scolare vivono da anni in precarie condizioni igienico-sanitarie, in quella vera e propria baraccopoli indegna di un paese civile che è il campo nomadi di San Ranieri: questa segregazione, ancora molto diffusa in Italia è contraria a tutte le norme internazionali sui diritti umani ed stata più volte denunciata nei rapporti delle Nazioni Unite e del Consiglio d Europa.
I rom presenti a Messina provengono dal Kosovo, l'unico posto in Europa dove i Rom avevano case e lavoro e vivevano in pace con i loro vicini; dove potevano studiare a scuola nella loro lingua e dove avevano persino un ministro nel governo.
Grazie alla guerra nei Balcani gli albanesi hanno ripulito il Kosovo dai rom in un pogrom che non ha precedenti dai tempi della Seconda Guerra Mondiale e 30.000 soldati della NATO non hanno fatto nulla per impedire questo genocidio. La pulizia etnica ha toccato i rom e i serbi kosovari.
Migliaia di famiglia hanno perso tutto in pochi giorni; chi è sopravvissuto è andato in Serbia in Montenegro o in Macedonia, in Bosnia, disperdendosi per l’Europa. Un piccolo nucleo è rimasto nel Kosovo, assediato in baraccopoli ed ancora oggi i rom kosovari sono vittime di azioni discriminatorie.
Rammentiamo alla città come a dicembre del 2004 il Comitato Europeo per i Diritti Sociali, organismo della Comunità Europea, ha accolto il reclamo collettivo contro l’Italia depositato dal Centro Europeo per i Diritti dei Rom (ERRC) – European Roma Rights Center di Budapest, che sostiene che l’Italia, in teoria ed in pratica, opera una segregazione razziale ai danni dei Rom nell’ambito delle politiche per la casa, dimostrando che l’esistenza di campi specifici per Rom ( i cosiddetti "campi per nomadi", spazi distruttivi per la vita e per l’immagine di questa gente ) rappresenta indubbiamente segregazione razziale.
All’inizio del 2005, il Comitato procederà alla valutazione delle politiche abitative per quanto concerne i Rom, per determinare se sono coerenti con gli impegni presi dall’Italia nell’ambito della Carta Sociale Europea Riveduta. Le soluzioni abitative per i Rom in Italia puntano alla separazione dei Rom dalla maggioranza della società italiana, mantenendoli in situazioni di esclusione artificiale. In questo modo sono bloccate le possibilità d’integrazione e si espongono i Rom al danno estremamente grave della segregazione su base razziale. Inoltre, le autorità italiane costringono regolarmente e sistematicamente i Rom a sgomberi forzati dalle loro abitazioni, la qual cosa porta a dubitare seriamente del rispetto dell’Italia nei confronti di un gran numero di leggi internazionali. In alcuni casi, nel corso di questi sgomberi, interi gruppi di Rom sono stati espulsi dall’Italia, senza una valutazione sulle azioni discriminatorie adottate nei loro confronti in alcuni paesi balcanici, tra cui il Kosovo. Una parte molto significativa della popolazione Rom in Italia vive con la costante minaccia di sgomberi forzati.
Le famiglie del campo di San Ranieri rivendicano come denunciato dal reclamo contro l’Italia depositato alla Comunità Europea, il diritto alla casa. Ricordiamo che il campo nomadi non appartiene alla cultura rom. E’ giunto il momento dopo oltre 30 anni dalla costituzione del campo di mettere la parola fine a questa vicenda. Nell’arco di questi anni nessuna soluzione alloggiativa alternativa è stata percorsa, nessun progetto d’integrazione di alcun tipo, nessun percorso di sostegno economico finalizzato alla formazione e al lavoro. Nonostante ciò i rom hanno una propria tradizione legata al lavoro, per secoli sono stati allevatori di cavalli, artigiani del ferro e delle pelli. Alcune ipotesi lavorative potrebbero essere legate alla tutela e promozione della cultura rom, dai manufatti alla gastronomia, alla musica. La comunità rom ha ormai numerosi figli nati qui, che frequentano la scuola e alcuni ragazzi e ragazze hanno sposato italiane ed italiani. Nonostante ciò è impedita ai rom la possibilità di acquisire la cittadinanza italiana, oppure semplicemente acquisire la carta di soggiorno. Tutto ciò è negato sia dall’impossibilità di certificare un alloggio idoneo, sia dall’impossibilità di dimostrare un reddito continuativo nel tempo; questi fattori sono stati prodotti dalle condizioni in cui la comunità ha vissuto sino ad oggi. Gli effetti della negazione dei pieni diritti di cittadinanza dei rom ricadono anche sull’assistenza sanitaria, sulle mancanze di tutele igienico-sanitarie soprattutto per i minori, e sul difficile rapporto con le istituzioni e i servizi territoriali, solo per sottolinearne alcune, mai nessun assistente sociale si è occupato delle condizioni di vita dei rom a Messina.
L’ignoranza determinata dalla non conoscenza della realtà rom messinese ha generato la falsa immagine dei rom mendicanti ai semafori delle strade cittadine. Le donne e i bambini del campo non sono mai ai semafori; i minori quando non sono a scuola, giocano o fanno i compiti come molti altri bambini messinesi.
La comunità rom chiede all’Amministrazione Comunale di abbandonare definitivamente l’ipotesi di Campo Italia, la volontà delle famiglie è già stata espressa con forza agli organi di stampa, al Commissario Sbordone, al city manager, al Consiglio Comunale, al Prefetto, senza provocare alcun cambiamento di rotta. Inoltre, si è assistiti ad un braccio di ferro tra l’amministrazione comunale e la protezione civile da un lato e le famiglie rom dall’altro al fine di modificare le condizioni igienico-sanitarie di San Ranieri ormai al collasso: si voleva che la comunità rom accettasse la destinazione finale di Campo Italia per migliorare le condizioni del campo. La comunità insorta contro questa decisione ha subito il mancato miglioramento dell’area, ovvero la realizzazione di minime strutture igienico sanitarie (WC e docce) e la risistemazione delle baracche distrutte dalle mareggiate. Ci si è limitato a distruggere l’esistente, il cancello divelto non è stato mai più riparato, dare qualche roulotte con il tetto rotto e delimitare il campo con una rete di plastica.
La comunità sostenuta da alcuni consiglieri comunali, provinciali, dall’Arci e da volontari sta già lavorando per trovare idonee sistemazioni alloggiative alle proprie famiglie:
CHIEDIAMO
Che la cittadinanza sottoscrivendo questo appello sostenga il diritto all’autodeterminazione della comunità rom di Messina , che sia ascoltata la sua volontà di non essere emarginata in aree lontane dalla città, prive di servizi ed escludenti in contrasto con i principi di una comunità solidale e democratica.