domenica 4 dicembre 2011

Razzismo sui mezzi pubblici, a scuola, nei luoghi di svago e di lavoro: una ricerca sulle discriminazioni verso i nuovi italiani

Quando ero nelle scuole elementari un'insegnante bionda mi trattava male, era molto razzista, e mi diceva che ero un'incapace e che quelli del mio paese sono delle persone senza valore, e mi sono messa a piangere»: a raccontare questo episodio è Sandra, 15 anni, originaria dell'Ecuador ma residente a Milano.
Uno soltanto dei numerosi episodi di razzismo che vengono fuori da Spunti di vista, la ricerca promossa dall'Arci con il supporto dell'Unar sulle discriminazioni subite dai 'nuovi italiani', cioè non soltanto le cosiddette 'seconde generazioni', ma tutti i giovani di origine straniera nati in Italia o giunti nel nostro paese più di recente.
Attraverso la somministrazione di un questionario a un totale di 440 tra ragazzi e ragazze con un'età compresa dai 15 ai 30 anni che vivono nei comuni di Milano (230 intervistati) e Messina (210) e la raccolta di testimonianze di vita e 'razzismo' quotidiano, si è cercato di capire chi sono questi giovani, con chi si relazionano quotidianamente, se si sentono vittime della discriminazione messa in atto dalla società che li dovrebbe ospitare, nel caso di coloro che si trovano in Italia da pochi anni, o in cui vivono da quando sono nati. Guardando ai ragazzi coinvolti nel progetto, si nota come a Messina cresca il numero delle seconde generazioni: il 27,6% del campione ha dichiarato di essere nato in Italia, contro il 9,1% di Milano. Il dato incide sulle discriminazioni percepite: a Messina dichiarano di aver subito discriminazioni il 74% di maschi e il 65% delle femmine, percentuale che a Milano scende rispettivamente al 60% e al 38%.Questo aspetto si spiega parzialmente con le aspettative nei confronti della società ospitante, che variano in relazione agli anni di permanenza in essa: i giovani di seconda generazione vivono più intensamente le discriminazioni subite rispetto ai primo-migranti, avendo delle aspettative più elevate nei confronti della società in cui vivono. Tra i luoghi di discriminazione, 'vincono' i mezzi pubblici: 48 giovani a Messina e 47 a Milano hanno subito discriminazioni su autobus e metro; poi ci sono i luoghi di svago (negozi, cinema, bar, locali notturni) indicati da 49 giovani a Messina e 16 a Milano; la questura, dove molti dei ragazzi e ragazze intervistati sono costretti periodicamente a recarsi per ottenere il rinnovo dei documenti necessari alla regolarizzazione, e la polizia (20 e 31).
Luogo di discriminazione è anche la scuola, dove le seconde generazioni spesso subiscono i pregiudizi di insegnanti e compagni (29 e 29) e il luogo di lavoro (18 e 25), in cui gli stranieri sono sfruttati da imprenditori senza scrupoli che li impiegano spesso in compiti usuranti e pericolosi in cambio di salari modesti, e a volte vengono percepiti come una minaccia dai propri colleghi italiani, dovendo quindi fronteggiare anche le loro ostilità. Dalle esperienze di discriminazione quotidiana è nato però anche qualcosa di buono: si tratta del documentario Libera tutti, prodotto dall'Arci e realizzato dal laboratorio di participatory video del circolo Arci Thomas Sankara di Messina, in cui un gruppo dei giovani coinvolti nel progetto Spunti di vista ha realizzato un'opera in cui raccontare il proprio quotidiano, le aspettative, il rapporto con la società in cui vivono, la loro definizione dell'inclusione sociale e la loro percezione dei fenomeni di discriminazione.
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