Ingresso riservato ai soci ARCI
domenica 30 giugno 2013
sabato 29 giugno 2013
Violenze e morte alle frontiere d'Europa
"N° 9" di Sara Creta Anteprima
A STORIA - L'11 marzo scorso un centinaio di cittadini provenienti da vari Paesi africani (Gabon, Camerun, Mali, Burkina Faso, Guinea, Ciad e Senegal) tenta di attraversare il confine tra il Marocco e l'enclave spagnola di Melilla per entrare nel territorio dell'Unione Europea. L'intervento congiunto della Guardia Civil e delle forze ausiliare marocchine si trasforma in un brutale pestaggio: ''Hanno usato pietre e mazze di ferro'' - denunceranno i migranti, che vengono respinti in territorio marocchino. Dopo qualche giorno, il 16 marzo, i migranti feriti sono raggiunti in un accampamento di fortuna nella foresta di Gourougou, nei pressi di Beni Enssar, in Marocco, dall'associazione umanitaria Alecma. Tra i soccorritori c'è anche la regista Sara Creta che, con il collega del Camerun Sylvin Mbarga, documenta le conseguenze delle violenze della polizia e raccoglie le testimonianze scritte e audio-visive delle vittime dell'aggressione. Uno dei feriti - Clément, un cittadino camerunese che era stato arrestato, pestato e trasferito all’ospedale di Nador - muore sotto i loro occhi: l'ambulanza non arriva in tempo. Era ferito alla testa e aveva un braccio ed una gamba fratturati: lascia la moglie incinta e due bambini.
IL FILM - Da questa esperienza è nato il film di denuncia “N°9” - come il numero stampato sulla maglia di Clément -, e una campagna, “N°9 – Stop alle violenze alle frontiere”, finalizzati a denunciare la repressione subita dai migranti ad opera delle autorità marocchine e il coinvolgimento di quelle spagnole nelle atrocità commesse alle frontiere di Melilla. Le associazioni per i diritti umani chiedono anche l’apertura di un’inchiesta ufficiale sulle circostanze della morte di Clément e di tutti gli altri migranti deceduti intorno alle enclave spagnole in Africa. “N°9” - il numero che indica il centravanti in una squadra di calcio - è anche il nome che usano alcuni africani per parlare di quelli che lasciano famiglia e paese d’origine e tentano “il passaggio”, l'emigrazione.
da Repubblica TV
Pubblichiamo l'anteprima del film di Sara Creta inviato da Rabat il 28 giugno, giorno della conferenza stampa di lancio della campagna N°9 – Stop alle violenze alle frontiere.
A STORIA - L'11 marzo scorso un centinaio di cittadini provenienti da vari Paesi africani (Gabon, Camerun, Mali, Burkina Faso, Guinea, Ciad e Senegal) tenta di attraversare il confine tra il Marocco e l'enclave spagnola di Melilla per entrare nel territorio dell'Unione Europea. L'intervento congiunto della Guardia Civil e delle forze ausiliare marocchine si trasforma in un brutale pestaggio: ''Hanno usato pietre e mazze di ferro'' - denunceranno i migranti, che vengono respinti in territorio marocchino. Dopo qualche giorno, il 16 marzo, i migranti feriti sono raggiunti in un accampamento di fortuna nella foresta di Gourougou, nei pressi di Beni Enssar, in Marocco, dall'associazione umanitaria Alecma. Tra i soccorritori c'è anche la regista Sara Creta che, con il collega del Camerun Sylvin Mbarga, documenta le conseguenze delle violenze della polizia e raccoglie le testimonianze scritte e audio-visive delle vittime dell'aggressione. Uno dei feriti - Clément, un cittadino camerunese che era stato arrestato, pestato e trasferito all’ospedale di Nador - muore sotto i loro occhi: l'ambulanza non arriva in tempo. Era ferito alla testa e aveva un braccio ed una gamba fratturati: lascia la moglie incinta e due bambini.
IL FILM - Da questa esperienza è nato il film di denuncia “N°9” - come il numero stampato sulla maglia di Clément -, e una campagna, “N°9 – Stop alle violenze alle frontiere”, finalizzati a denunciare la repressione subita dai migranti ad opera delle autorità marocchine e il coinvolgimento di quelle spagnole nelle atrocità commesse alle frontiere di Melilla. Le associazioni per i diritti umani chiedono anche l’apertura di un’inchiesta ufficiale sulle circostanze della morte di Clément e di tutti gli altri migranti deceduti intorno alle enclave spagnole in Africa. “N°9” - il numero che indica il centravanti in una squadra di calcio - è anche il nome che usano alcuni africani per parlare di quelli che lasciano famiglia e paese d’origine e tentano “il passaggio”, l'emigrazione.
da Repubblica TV
Pubblichiamo l'anteprima del film di Sara Creta inviato da Rabat il 28 giugno, giorno della conferenza stampa di lancio della campagna N°9 – Stop alle violenze alle frontiere.
sabato 15 giugno 2013
II Meeting Nazionale Rete Near
“VICINI al territorio, LONTANI dalle discriminazioni”
Roma, 18- 19 giugno 2013
Il
II Meeting nazionale della Rete NEAR si propone di fornire conoscenze e
strumenti idonei per un’azione territoriale di contrasto delle
discriminazioni, in collaborazione con l ’UNAR, Ufficio Nazionale
Antidiscriminazioni Razziali, e le reti associative giovanili che
operano nel campo dei diritti e della non discriminazione.
Lo slogan, “VICINI al territorio, LONTANI dalle discriminazioni”
nasce dalla convinzione che la discriminazione sia una problematica
comune a tutti i contesti sociali con dei caratteri specifici in ogni
territorio, per questo la Rete con l’aiuto delle Antenne e delle
associazioni ha promosso in questi anni attività ed iniziative per
sostenere azioni comuni di lotta contro le discriminazioni.
La
lotta alle discriminazioni della Rete NEAR parte dai giovani e si
rivolge ad altri giovani, coinvolgendo direttamente i ragazzi a rischio
di discriminazione, per portare all’attenzione di tutti le loro storie e
renderli protagonisti di iniziative territoriali di sensibilizzazione,
educazione e partecipazione.
Questo
Meeting parte dalle esperienze dei ragazzi e dei gruppi della Rete NEAR
nel campo della sensibilizzazione giovanile contro le discriminazioni
per arrivare ad un confronto istituzionale e alla nascita di proposte
per interventi futuri.
Per partecipare occorre inviare l’iscrizione, con i propri dati a: info@retenear.it
www.retenear.it/
Parteciperanno:
Arcigay
giovani, Ass. Romà Onlus, Ass. Joussour giovani tunisini , MateMù –
Centro Aggregativo Giovanile del CIES, LUNARIA – Cronache di ordinario
razzismo, FISH – Federazione Italiana per il Superamento
dell’Handicap, ANOLF – Giovani di II generazione, Forum Nazionale
Giovani Integrazione, Pari Opportunità, Cultura della Legalità, Yalla
Italia – Il blog delle seconde generazioni, UGEI – Unione giovani ebrei
d’Italia MONDITA – Associazione Inter – Etnica Italiana, Ass. Ali Onlus –
I ragazzi di Termini Underground, Ass. Pozzo di Giacobbe Pistoia, Rete
Near Lombardia, Campagna Italiano Nato, Baburka production Roma,
QuestaèRoma, Circolo Arci Thomas Sankara, Ass. culturale Le Pulci di
Procuste – Rete Near Lecce, Club Italia Eventi – Mundialido Torneo di
calcio per stranieri, G.M.I Giovani Musulmani d’Italia Coop. Sociale
INOPERA, Ass. Nazionale Youth Press Italia, IDEA ROM Onlus, Ass. Giosef
Italy.
L'appello dell'Arci per fermare la repressione in Turchia: firma!
FERMARE LA REPRESSIONE IN TURCHIA
Chiediamo al Governo e al Parlamento Italiano di agire urgentemente per fermare la repressione del governo Erdogan in Turchia, assumendo le iniziative necessarie a fare pressione sul Governo turco per:
Solidarietà ai manifestanti di piazza Taksim e di tutta la Turchia in
lotta contro l'autoritarismo e l'islamizzazione forzata, per la
democrazia e i diritti.
Per firmare
Chiediamo al Governo e al Parlamento Italiano di agire urgentemente per fermare la repressione del governo Erdogan in Turchia, assumendo le iniziative necessarie a fare pressione sul Governo turco per:
- porre fine alle violenze contro i manifestanti
- porre fine alla detenzione dei manifestanti, di attivisti sindacali, dei diritti umani e dei social media
- porre fine agli arresti degli avvocati che difendono i manifestanti
- rilasciare tutti i manifestanti arrestati solo per aver preso parte alle manifestazioni
- garantire che contro di loro non vengano avviati procedimenti amministrativi e giudiziari
- garantire il pieno diritto alla libertà di espressione, manifestazione e riunione
- garantire la libertà di stampa e di espressione per giornalisti, bloggers, attivisti dei social media
- garantire l'attuazione di tutti gli accordi e le convenzioni internazionali per i diritti umani, contro la tortura, per i diritti civili e politici ratificati dalla Turchia
- riformare il quadro giuridico e le leggi antiterrorismo per fermare la criminalizzazione delle manifestazioni e delle iniziative della società civile
- promuovere una indagine urgente, indipendente e imparziale sull'uso della forza contro i manifestanti, per accertare le responsabilità materiali e politiche
- fermare la distruzione del Gezi Park
- ascoltare le richieste dei manifestanti e avviare un dialogo per una soluzione democratica della crisi.

Per firmare
lunedì 10 giugno 2013
3 leggi di iniziativa popolare per tortura, carceri, droghe
DIGNITÀ E DIRITTI UMANI
Campagna per tre leggi di civiltà: Tortura, Carcere, Droghe
Campagna per tre leggi di civiltà: Tortura, Carcere, Droghe
Con una sentenza all’inizio dell’anno la Corte Europea dei Diritti
Umani ha condannato l’Italia per trattamenti disumani e degradanti, in
relazione allo stato delle carceri. L’Italia ha un anno di tempo per
ripristinare le condizioni dello stato di diritto e l’osservanza della
Costituzione. Il Presidente Napolitano ha definito il sovraffollamento
carcerario una questione di “prepotente urgenza” e di recente ha rivolto
l’ennesimo invito perché siano approvate misure strutturali per porre
fine alle disumane condizioni delle carceri.
Il sovraffollamento non è una calamità naturale né un mostro
invincibile: basta cambiare le leggi criminogene alla radice del
fenomeno, prima fra tutte la legge sulla droga. Solo l’anno scorso sono
entrate in prigione per violazione della normativa antidroga 28.000
persone (fra consumatori e piccoli spacciatori), mentre sono oltre
15.000 i tossicodipendenti ristretti su un totale di 67.000: la metà dei
detenuti ammassati e stipati nelle patrie galere hanno a che fare con
la legge sulle droghe. E’ urgente la cancellazione delle norme più
deleterie e “affolla-carcere” della legge sulle droghe, al fine di
evitare l’arresto agli accusati di detenzione di sostanze stupefacenti
per fatti di “lieve entità” e per far uscire i tossicodipendenti e
destinarli a programmi alternativi (oggi preclusi da vincoli assurdi e
dall’applicazione della legge Cirielli sulla recidiva).
Occorre dare applicazione alle proposte del Consiglio Superiore della
Magistratura, in particolare eliminando le norme di tipo emergenziale,
dagli automatismi sulla custodia cautelare alla legge Cirielli sulla
recidiva, dal reato di clandestinità alle misure di sicurezza e
prevedendo un meccanismo di messa alla prova, di misure alternative e di
numero chiuso.
Su queste linee sono state elaborate tre proposte di legge di
iniziativa popolare, sostenute da un vasto Cartello di organizzazioni e
associazioni impegnate sul terreno della giustizia, del carcere e delle
droghe: la prima propone l’inserimento nel Codice Penale del reato di
tortura secondo la definizione data dalla Convenzione delle Nazioni
Unite; la seconda interviene in materia di diritti dei detenuti e di
riduzione dell’affollamento penitenziario. La terza si propone di
modificare la legge sulle droghe nei punti più odiosi che provocano
tanta carcerazione inutile. Sosteniamo le tre proposte di legge e
invitiamo tutti e tutte a sottoscriverle.
Il 15 marzo si riunirà il nuovo Parlamento e inizia una legislatura
certamente difficile. Ci auguriamo che nell’agenda del nuovo governo
siano presenti punti precisi e qualificanti. Fra questi, i temi della
giustizia, del carcere, della droga dovrebbero entrare nell’agenda delle
priorità. Ci appelliamo con forza al Parlamento perché dedichi subito
una sessione speciale all’esame di provvedimenti urgenti per il carcere.
Chiediamo infine la nomina di un ministro della Giustizia capace di
rompere le logiche di potere e corporative che hanno fin qui impedito di
operare le scelte necessarie e indifferibili. Pretendiamo una netta
discontinuità nella responsabilità del Dipartimento delle Politiche
Antidroga, che ha perseguito politiche dannose e fallimentari in nome
dell’ideologia punitiva e proibizionista.
Le condizioni inumane delle nostre carceri mettono in gioco la
credibilità democratica del nostro paese. Noi non intendiamo essere
complici, neppure per omissione, dell’illegalità quotidiana. Invitiamo
tutti e tutte a fare altrettanto.
Sostenete la campagna “Carcere, droghe e diritti umani” aderendo on line e firmando ai banchetti e alle iniziative le tre leggi di iniziativa popolare.
La
presenza del reato di tortura nel nostro ordinamento avrebbe prodotto
pene significative ed esemplari da appliccare contro il dilagante abuso
della forza e del potere perpetrato dalla "sicurezza" di Stato che ha
avuto il suo apice ed inizio con le drammatiche, terribili vicende del
G8 di Genova e le violenze della caserma di Bolzaneto.
L'introduzione in Italia, nel 2009, del reato di "clandestinità" ha legato, indissolubilmente, l'obbligatorietà dell'azione penale e la criminalizzazione dello straniero, che viene colpevolizzato per uno status; per la non ottemperanza ad un provvedimento amministrativo viene comminata una pena, se pur sanzionatoria.
L'introduzione in Italia, nel 2009, del reato di "clandestinità" ha legato, indissolubilmente, l'obbligatorietà dell'azione penale e la criminalizzazione dello straniero, che viene colpevolizzato per uno status; per la non ottemperanza ad un provvedimento amministrativo viene comminata una pena, se pur sanzionatoria.
Le carceri "scoppiano" e l'Italia è stata condannata ordinamento la figura del Garante
nazionale dei detenuti, la conversione della pena nel caso mancanza di
posti disponibili nelle carceri, modifica alla recidiva, ai benefici e
all’accesso alle pene alternative. L'Italia continua,
infine, a ciriminalizzare il consumo di droghe, mentre attraverso i
monopoli di Stato fa cassa con sostanze estramanente pericolose e
dannose per la salute: l'alcool e il tabacco.
1) Introduzione del reato di tortura nel codice penale, vuole sopperire ad una lacuna normativa grave. In Italia manca il crimine di tortura nonostante vi sia un obbligo internazionale in tal senso. Il testo prescelto è quello codificato nella Convenzione delle Nazioni Unite. La proibizione legale della tortura qualifica un sistema politico come democratico.
2) Per la legalità e il rispetto della Costituzione nelle carceri, vuole intervenire in materia di diritti dei detenuti e di riduzione dell’affollamento penitenziario, rafforzando il concetto di misura cautelare intramuraria come extrema ratio, proponendo modifiche alla legge Cirielli sulla recidiva, imponendo l’introduzione di una sorta di “numero chiuso” sugli ingressi in carcere, affinché nessuno vi entri qualora non ci sia posto. Insieme alla richiesta di istituzione di un Garante nazionale per i diritti dei detenuti, viene anche proposta l’abrogazione del reato di clandestinità.
3) Modifiche alla legge sulle droghe: depenalizzazione del consumo e riduzione dell’impatto penale, vuole modificare la legge sulle droghe che tanta carcerazione inutile produce nel nostro Paese. Viene superato il paradigma punitivo della legge Fini-Giovanardi, depenalizzando i consumi, diversificando il destino dei consumatori di droghe leggere da quello di sostanze pesanti, diminuendo le pene, restituendo centralità ai servizi pubblici per le tossicodipendenze.
www.3leggi.it
Iniziativa con Teatro Pinelli Occupato
11 giugno ore 21:00
giovedì 6 giugno 2013
7 giugno FrontEXIT
7 giugno 2013 ore 20:30 Circolo Arci Thomas Sankara
2° appuntamento della rassegna CONFINI.
Presentazione della Campagna Transnazionale FrontEXIT + Squarci NO BORDER Interverrà Avv. Carmen Cordaro referente italiana, per Arci, della campagna contro l'Agenzia europea di controllo delle frontiere terrestri e marittime dell'Unione.
La campagna coinvolge oltre l'ARCI, 21 organizzazioni del Sud e del Nord del Mediterraneo. Saranno presentati i documenti e i filmati ufficiali, oltre una selezione di filmati e foto su Calais, Evron, Lampedusa, Ceuta e Melilla.
A seguire Arcicocktail.
Con lo slogan L’Europa è in guerra contro un nemico immaginario, una rete transnazionale di associazioni del Sud e del Nord del Mediterraneo impegnate nella tutela dei diritti umani ha dato avvio a FrontExit (presentata il 20 marzo 2013 a Bruxelles e a Nouakchott, in Mauritania) con l’obiettivo di pretendere trasparenza sui mandati, sulle responsabilità e sugli interventi di Frontex, esigere la sospensione delle attività che violano i diritti umani, e chiedere la cancellazione del regolamento che ha istituito l’agenzia, poiché
incompatibile con il rispetto dei diritti fondamentali dei migranti alle frontiere esterne dell’Unione Europea.
Frontex, con base a Varsavia, è stata creata dall’Unione europea nell’ottobre del 2004 per controllare e impedire l’accesso ai suoi 42000 km di costa, 9000 km di frontiere terrestri e 300 aeroporti internazionali.
L’agenzia rappresenta l'attore chiave della politica migratoria europea: uno strumento militarizzato che riveste un ruolo sempre più centrale, come dimostra la crescita del suo budget annuale, dei mezzi militari ad essa devoluti e della sua autonomia. Eppure, la questione fondamentale sulla responsabilità delle attività dell’agenzia rimane opaca: chi è responsabile in caso di violazione dei diritti dei migranti? Quali meccanismi effettivi sono posti in essere per garantire l’accesso dei migranti all’esercizio dei loro diritti, il rispetto del principio di non respingimento, del diritto di asilo, del diritto a un trattamento dignitoso e al rispetto dell'integrità fisica? Queste sono alcune delle questioni che la campagna FrontExit solleva e intende portare dinanzi alle istituzioni competenti.
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