venerdì 18 ottobre 2013

Conversazione con Gianluca Solera

A partire dal suo libro "Riscatto mediterraneo. Voci e luoghi di dignità e di resistenza", edizioni Nuova Dimensione 2013

Nuovo appuntamento della rassegna "Rivolte"MARTEDI' 22 ottobre dalle 18:30

Riscatto mediterraneo è un reportage letterario che, dalla Tunisia, alla Libia, dall’Egitto alla Siria, passando per Tel Aviv, Atene, Madrid o la Val di Susa, dà voce a coloro che, a costo di sfidare la morte, negli ultimi anni hanno preso in mano il proprio futuro ribellandosi all’ingiustizia. I «diari delle rivoluzioni» nel Mediterraneo che Solera raccoglie e ci propone in queste pagine, non sono una semplice silloge di testimonianze dirette, ma un’ occasione di riflessione su rivolta e utopia, resistenza e dignità, azione politica e rivoluzione culturale; su quanto sia possibile considerare lo spazio mediterraneo come possibile luogo di un prossimo Rinascimento.

Gianluca Solera (1966), attivista e scrittore particolarmente impegnato sui temi della questione mediterranea tra politica e interculturalità, oltre Riscatto mediterraneo, uscito in queste settimane, ha pubblicato, sempre per la casa editrice nuova dimensione, Muri, lacrime e za’tar (2007).

Introduce Caterina Pastura

Circolo Arci Thomas Sankara
Ingresso con tessera Arci
tel. 0906413730 email circolosankara@tiscali.it 

venerdì 11 ottobre 2013

Comunicato stampa Pala Nebiolo 1

MESSINA: DETENZIONE ILLEGITTIMA

dichiarazione alla stampa del Circolo Arci Thomas Sankara


Il Circolo Arci Thomas Sankara ha maturato un’ esperienza decennale nel campo del diritto d’asilo, lavorando dentro e fuori i centri di detenzione e i  “non luoghi” istituzionalizzati da una politica migratoria miope. Le proposte dell’Arci, dentro e fuori i tavoli governativi, sono chiare; tra le altre: attuazione delle direttive europee e delle convenzioni internazionali, apertura di canali legali per i flussi migratori economici con l’adozione di un visto per ricerca lavoro, apertura di un corridoio umanitario per le persone che scappano dai teatri di guerra, come il Corno d’Africa e la Siria.Non avremmo mai immaginato che nella nostra città si costruissero i presupposti per l’apertura di centri di detenzione per migranti irregolari e richiedenti asilo. In qualità di componente l’Associazione è stata convocata in seno al Consiglio Territoriale per l’Immigrazione in data 8 ottobre con oggetto “accoglienza richiedenti asilo provenienti da altre provincie”, in tale consesso è stato dichiarato che la loro permanenza al PalaNebiolo sarebbe durata non più di 3 giorni e si invitavano le istituzioni presenti, a individuare altre strutture più consone all’accoglienza. Al tavolo istituzionale abbiamo manifestato il nostro dissenso ad accogliere dei richiedenti asilo in una palestra, contravvenendo così ai requisiti minimi della Direttiva 2013/32/UE. Inoltre, abbiamo espresso ad alcuni rappresentati della Giunta Comunale, la perplessità in merito alla scelta di adottare ipotesi proposte dalla Prefettura, senza alcun confronto e senza la garanzia di libera circolazione. Ieri, 10 ottobre è stato negato l’accesso all’equipe dell’associazione, specializzata in diritto d’asilo accompagnata da un’interprete di lingua tigrino.
Oggi, abbiamo formalizzato la richiesta al Prefetto in qualità di Ente di tutela iscritto alla prima sezione del Registro delle organizzazioni autorizzate all’ingresso nei centri. Apprendiamo da articoli di stampa che le persone, che sino a ieri, e con tutta probabilità fino ad oggi, erano “rinchiuse” con la polizia ai cancelli, sono sbarcate a Lampedusa il 23 settembre. Poi trasferite a Pozzallo, al Centro di Prima Assistenza e Soccorso, luogo autorizzato dal Ministero dell’Interno ad un trattenimento massimo di 48 ore, tempo necessario al soccorso ed all’identificazione. Supponiamo, che queste persone siano state sottoposte alla restrizione della libertà personale, senza alcuna convalida della Magistratura, contravvenendo ai dettami costituzionali.
Inoltre, abbiamo appreso che sino a ieri, almeno i somali e gli eritrei non avevano avuto la possibilità di formalizzare la domanda di asilo.
Si evidenzia che lo status di richiedenti asilo non è garantito da una provenienza geografica ma deriva da una manifestazione della propria volontà ad accedere alla procedura per il riconoscimento dello status di rifugiato. La presenza di nigeriani e ghanesi, ci restituisce l’immagine di un “non-luogo” dove attendere altri trasferimenti e/o rimpatri, che potrebbe diventare, senza una reale opposizione istituzionale e della società civile, simile all’Umberto I di Siracusa. Un’ulteriore valutazione sul PalaNebiolo attiene alla sua natura giuridica; infatti, se dovesse protrarsi la permanenza degli “ospiti” questo significherebbe aver istituto un centro senza decreto ministeriale e senza i  requisiti minimi di legge.  I CARA, Centri di Accoglienza per Richiedenti Asilo, istituiti dal Ministero, permettono la libera circolazione degli ospiti, così come previsto dalla legge. E’ possibile entrare nello SPRAR, il sistema di accoglienza e protezione gestito dai Comuni Italiani attraverso l’ANCI, solo dopo aver accesso alla procedura per rifugiati. Il sistema dello SPRAR, vittima di tagli indiscriminati, che si regge sull’ autonomia e inclusione sociale dei richiedenti asilo e titolari di protezione internazionale, si pone agli antipodi delle scelte governative di creare “non luoghi” che con la precedente esperienza dei provvedimenti governativi per l’emergenza Nord africa, hanno fruttato al sistema della Protezione Civile, milioni di euro, spesi  per il  mero sostentamento materiale.  
L’Italia, non garantendo standard minimi di  accoglienza e un percorso di inclusione, è stata sanzionata dagli organismi europei e ormai, è giurisprudenza consueta, che tribunali dei paesi del Nord, impediscano il rimpatrio in Italia di titolari di protezione o richiedenti asilo provenienti dal nostro paese. Infatti, il regolamento Dublino, limita fortemente la libertà di circolazione in Europa per richiedenti asilo e rifugiati, nonostante sia stato accertato che l’Italia è colpevole di comportamenti “inumani e degradanti”. È ormai, diffusa, tra i “potenziali” richiedenti asilo la volontà di non rimanere in Italia, volontà che si scontra con il reato di clandestinità e la questione dei cosiddetti “dublinati” oggetto delle sentenze della Corte di giustizia europea. La militarizzazione della migrazione, insieme ai comportamenti spesso criminali di Frontex, produce effetti dolorosi che agiscono materialmente sulle vite di queste persone, impedendo, in alcuni casi, anche il contatto telefonico con le famiglie.

In questi giorni di lutto nazionale, in cui abbiamo ricevuto manifestazioni di solidarietà per la nostra iniziativa sulla tragedia di Lampedusa da parte di autorevoli esponenti della Giunta Comunale, le decisioni etero dirette prese per la realizzazione di questo “non-luogo” appaiono in palese contrasto con i principi di partecipazione democratica dal basso che nei mesi passati hanno contraddistinto il manifesto del Sindaco Renato Accorinti.                                 

venerdì 4 ottobre 2013

Lampedusa: la strage poteva essere evitata




LAMPEDUSA: LA STRAGE POTEVA ESSERE EVITATA


I motivi che spingono queste persone a mettersi in viaggio sono sempre gli stessi: guerre, persecuzioni, violazioni dei diritti umani. E’ questo l’aspetto più sconvolgente: il fatto che assistiamo da anni a tragedie identiche, sentendoci coinvolti, pronunciando parole di sincera commozione, ma senza trovare soluzioni.
                                                                              Laura Boldrini, presidente Camera dei Deputati

Ci sono corpi ovunque”, dicono con orrore i soccorritori. Finora sono stati recuperati più di 100 cadaveri, un centinaio individuati nello scafo in fondo al mare, tratte in salvo solo 155 persone,  sull’imbarcazione erano presenti circa 500 migranti, donne, uomini e bambini.. Una vera strage, che provoca in noi dolore ma anche una grande rabbia. Dov’erano le motovedette di Frontex, il sistema di avvistamento in mare voluto dall’Ue, che oltre a garantire l’inviolabilità delle frontiere europee – nelle intenzioni di chi lo ha ideato e finanziato – dovrebbe, almeno sulla carta, intervenire anche per operazioni di salvataggio in mare? Cosa deve ancora succedere perché il governo si decida a cambiare radicalmente rotta sull’immigrazione, rendendo finalmente possibili gli ingressi legali in Italia e consentendo a chi arriva per chiedere protezione di farlo in sicurezza. Si additano giustamente gli scafisti come spregevoli trafficanti, ma non ci si interroga sul perché i profughi, per arrivare in Europa, non hanno altra possibilità se non quella di affidarsi a loro, pagando cifre enormi. L’ipocrisia di una classe politica che in tutti questi anni non ha messo mano a una legislazione che criminalizza i migranti, non si occupa della loro sicurezza, non prende misure per garantire un’accoglienza dignitosa e ora si dice addolorata è diventata davvero intollerabile. Pensare che la risposta a simili tragedie stia in un ulteriore giro di vite della chiusura delle frontiere e della cosiddetta lotta all’immigrazione clandestina - come si sente dichiarare in queste ore - significa soltanto rafforzare irresponsabilmente le cause che le provocano.
·         Chiediamo che vengano sospesi tutti gli accordi bilaterali sottoscritti dall’Italia con i paesi del nord Africa, a cominciare da quello con la Libia.
·         Chiediamo che vengano immediatamente adottate le misure necessarie a garantire un’accoglienza dignitosa e rispettosa dei diritti umani per le persone che sbarcano sulle nostre coste, attraverso la definizione di un piano nazionale. Non si può scaricare sulla sola comunità di Lampedusa la gestione degli arrivi.
·         Chiediamo che il governo italiano proponga con forza all’Europa di aprire un corridoio umanitario per i profughi siriani e per quanti arrivano dai paesi del Corno d’Africa per chiedere protezione.
·         Chiediamo un permesso di soggiorno ex Art. 20  per i siriani e l’attivazione della direttiva europea per i flussi straordinari.
·         Chiediamo la chiusura di Frontex.
·         Chiediamo l’abrogazione del reato di immigrazione clandestina.
DAL 1988 SONO MORTE 19.142 PERSONE LUNGO LE FRONTIERE D’EUROPA
SE  VUOI FERMARE LA STRAGE NEL MAR MEDITERRANEO, SOSTIENI LOCAMENTE E GLOBALMENTE LE PROPOSTE DELL’ARCI

SABATO 5 OTTOBRE ORE 19:00 PIAZZA CAIROLI
AZIONE SIMBOLICA DI SOLIDARIETA’ ALLE VITTIME DELLA STRAGE