Non abbiamo esitato a esprimere in questi mesi la nostra solidarietà
alle popolazioni del sud-Israele così come a quelle di Gaza, vittime di
chi sceglie a Tel Aviv come a Gaza l'uso delle armi. Siamo convinti che
oggi il modo migliore per esser loro vicini è la dura condanna e
l'isolamento internazionale del governo israeliano.
La grande offensiva militare che sta lanciando, chiamata ”colonna
della difesa”, metterà ancora a ferro e fuoco la striscia di Gaza con
l'obiettivo di dar seguito al lavoro iniziato, e in qualche modo per
loro interrotto, con piombo fuso.
Occorre impedirglieloOccorre alzare la voce e isolare Netanyahu.
Il suo cinismo, grazie al colpevole silenzio della comunità
internazionale, sta oltrepassando ogni limite. Vittima sacrificale
l'intera popolazione di Gaza. La sovradimensionata “autodifesa”, l'uso
spregiudicato dell'opzione militare, promossa da Netanyahu, ha
l'obiettivo di spostare l'attenzione dell'elettorato israeliano dai
problemi sociali alla sicurezza, di sabotare l'iniziativa palestinese di
richiesta all'Onu di riconoscere la Palestina come stato non membro, di
lanciare segnali minacciosi allo stesso Abu Mazen, ai fratelli
musulmani al potere in Egitto, all'Iran.
Oggi la situazione nel Medioriente è diversa dai tempi di piombo
fuso. Sono cambiati gli equilibri regionali, altri protagonisti si sono
affermati, la crisi siriana coinvolge l'intera regione. Aggiungere
tensione e fiamme a un equilibrio precario può far precipitare nel caos e
nella violenza l'intero Medioriente.
Anche per questo occorre fermare e isolare Netanyahu.
L'escalation di violenza promessa da Netanyahu si inserisce in un
contesto di stallo grave del processo di pace israelo-palestinese,
conseguente a politiche di fatto compiute da parte del suo governo in
questi anni, che, come ha dichiarato l’Unione Europea il 5 luglio
scorso, non solo mettono in mora il processo di pace, ma rischiano di
rendere impossibile la soluzione dei due stati per due popoli.
La risoluzione UE cita l'insediamento di nuove illegali colonie, il
continuo abbattimento di case e infrastrutture palestinesi, l'isolamento
di Gerusalemme est, la deportazione di popolazione, il blocco della
striscia di Gaza, ecc.
Anche per questo, nell'interesse dello stesso popolo israeliano, occorre fermare e isolare Netanyahu.
Alziamo la voce della società civile, chiediamo con forza al governo
italiano, all'Unione Europea, alla comunità internazionale di rientrare
dalla propria colpevole latitanza, di non essere né indifferente, né
complice. Spetta a loro fermare Netanyahu e costringere il governo
israeliano a percorrere la via della pace fondata sui diritti di tutti,
palestinesi e israeliani, sulla fine dell'occupazione.
Paolo Beni
Flavio Mongelli