6.226, questo il numero di uomini, donne e bambini annegati dal 1988
ad oggi nel Canale di Sicilia mentre tentavano di raggiungere la
Fortezza Europa (fonte: Fortress Europe). Il progetto Boats 4 People
(B4P) nasce dal bisogno condiviso di fermare questa ecatombe e di
‘riappropriarsi’ del Mediterraneo per (ri)farne uno spazio di
solidarietà e libertà di movimento. Nasce al Meeting Internazionale
Antirazzista (MIA) di Cecina e durante l’incontro Il vento del
cambiamento, dal confronto tra centinaia di rappresentanti della società
civile delle due sponde del Mediterraneo. Punto di partenza, la rabbia
di fronte all’idea che il mare rappresenti uno spazio di sospensione del
diritto, il teatro di controlli di frontiera sempre più violenti, di
violazioni dell’obbligo internazionale di soccorso in mare, del diritto
d’asilo, dei diritti umani e di un aumento preoccupante del numero di
morti. Morti di migranti che, a seguito della rivoluzione tunisina ed in
conseguenza della guerra in Libia, hanno deciso di imbarcarsi alla
ricerca di un’opportunità di vivere meglio, se non di vivere e basta.
Un vento iniziato nella primavera scorsa, la primavera araba, quando
il Mediterraneo era solcato dalle imbarcazioni dell’operazione NATO
Unified Protector, di Frontex, l’Agenzia per il controllo delle
Frontiere esterne dell’UE, e, come sempre, delle Guardie costiere
nazionali. Morti che hanno falcidiato quella minoranza – è bene
ricordare che di minoranza si tratta – di migranti che ci ha creduto, ha
creduto che l’Europa, la vecchia, ricca e democratica Europa, che a
quella primavera araba plaudeva, fosse pronta ad accoglierli.
I fatti hanno dimostrato che in quel caso la maggioranza - quasi un
milione di migranti che hanno deciso di scappare in paesi vicini, in
Tunisia, Egitto, Ciad, Niger – aveva ragione. Oggi constatiamo, infatti,
che le nostre preoccupazioni erano fondate. 1.500, questo è il numero,
il triste record, dei morti nel Mediterraneo registrato nel 2011 (fonte
UNHCR). Nel frattempo, però, la Corte europea di Strasburgo ha
condannato all’unanimità l’Italia per i respingimenti verso la Libia.
Non solo, ma 9 coraggiosi sopravvissuti – gli unici dei 72 migranti
lasciati alla deriva per settimane nel marzo scorso nelle stesse acque
libiche in cui la NATO dispiegava le sue forze di ‘tutela’ dei civili
libici – hanno depositato a Parigi uno storico ricorso contro ignoti per
omissione di soccorso. Nel frattempo, Gheddafi e Ben Ali sono stati
cacciati e la guerra in Libia è, almeno formalmente, conclusa, ma, per
quanto concerne le migrazioni, le autorità transitorie tunisine e
libiche non hanno rotto con il passato: stanno già negoziando accordi
migratori con l’Europa nella più totale mancanza di trasparenza;
continuano a criminalizzare l’emigrazione e a rinchiudere
arbitrariamente i migranti in transito. Per questo, nel frattempo, ci
siamo organizzati e insieme a reti internazionali - come Migreurop - ed
organizzazioni della società civile italiana, francese, tedesca,
olandese, maliana, marocchina e tunisina abbiamo deciso di lanciare il
progetto B4P.
B4P partirà a il 2 luglio dal MIA con il varo di una ‘flottiglia’ di solidarietà che solcherà simbolicamente il Mediterraneo.
A bordo rappresentanti della società civile, giornalisti,
parlamentari, fotografi e video-makers. Queste le tappe previste:
Palermo (5-7 luglio); Tunisi e Monastir (8-17 luglio in concomitanza con
la riunione del comitato internazionale del Forum sociale mondiale);
Lampedusa (18-20 luglio, in occasione dell’apertura di Lampedusa In
Festival). Ad ogni tappa, seminari, conferenze stampa, proiezioni,
mostre fotografiche, manifestazioni. B4P intende portare avanti una
denuncia trasparente ed indipendente di quanto è accaduto e continua ad
accadere nel Mediterraneo e farla sentire forte e chiara. L’unica
garanzia di questa indipendenza è l’autofinanziamento, l’unica certezza
che saremo ascoltati è il contributo che ciascuno di voi può dare.