sabato 21 aprile 2012

Boat 4 people

6.226, questo il numero di uomini, donne e bambini annegati dal 1988 ad oggi nel Canale di Sicilia mentre tentavano di raggiungere la Fortezza Europa (fonte: Fortress Europe). Il progetto Boats 4 People (B4P) nasce dal bisogno condiviso di fermare questa ecatombe e di ‘riappropriarsi’ del Mediterraneo per (ri)farne uno spazio di solidarietà e libertà di movimento. Nasce al Meeting Internazionale Antirazzista (MIA) di Cecina e durante l’incontro Il vento del cambiamento, dal confronto tra centinaia di rappresentanti della società civile delle due sponde del Mediterraneo. Punto di partenza, la rabbia di fronte all’idea che il mare rappresenti uno spazio di sospensione del diritto, il teatro di controlli di frontiera sempre più violenti, di violazioni dell’obbligo internazionale di soccorso in mare, del diritto d’asilo, dei diritti umani e di un aumento preoccupante del numero di morti. Morti di migranti che, a seguito della rivoluzione tunisina ed in conseguenza della guerra in Libia, hanno deciso di imbarcarsi alla ricerca di un’opportunità di vivere meglio, se non di vivere e basta.
Un vento iniziato nella primavera scorsa, la primavera araba, quando il Mediterraneo era solcato dalle imbarcazioni dell’operazione NATO Unified Protector, di Frontex, l’Agenzia per il controllo delle Frontiere esterne dell’UE, e, come sempre, delle Guardie costiere nazionali. Morti che hanno falcidiato quella minoranza – è bene ricordare che di minoranza si tratta – di migranti che ci ha creduto, ha creduto che l’Europa, la vecchia, ricca e democratica Europa, che a quella primavera araba plaudeva, fosse pronta ad accoglierli.
I fatti hanno dimostrato che in quel caso la maggioranza - quasi un milione di migranti che hanno deciso di scappare in paesi vicini, in Tunisia, Egitto, Ciad, Niger – aveva ragione. Oggi constatiamo, infatti, che le nostre preoccupazioni erano fondate. 1.500, questo è il numero, il triste record, dei morti nel Mediterraneo registrato nel 2011 (fonte UNHCR). Nel frattempo, però, la Corte europea di Strasburgo ha condannato all’unanimità l’Italia per i respingimenti verso la Libia.
Non solo, ma 9 coraggiosi sopravvissuti – gli unici dei 72 migranti lasciati alla deriva per settimane nel marzo scorso nelle stesse acque libiche in cui la NATO dispiegava le sue forze di ‘tutela’ dei civili libici – hanno depositato a Parigi uno storico ricorso contro ignoti per omissione di soccorso. Nel frattempo, Gheddafi e Ben Ali sono stati cacciati e la guerra in Libia è, almeno formalmente, conclusa, ma, per quanto concerne le migrazioni, le autorità transitorie tunisine e libiche non hanno rotto con il passato: stanno già negoziando accordi migratori con l’Europa nella più totale mancanza di trasparenza; continuano a criminalizzare l’emigrazione e a rinchiudere arbitrariamente i migranti in transito. Per questo, nel frattempo, ci siamo organizzati e insieme a reti internazionali - come Migreurop - ed organizzazioni della società civile italiana, francese, tedesca, olandese, maliana, marocchina e tunisina abbiamo deciso di lanciare il progetto B4P.
B4P partirà a il 2 luglio dal MIA con il varo di una ‘flottiglia’ di solidarietà che solcherà simbolicamente il Mediterraneo.
A bordo rappresentanti della società civile, giornalisti, parlamentari, fotografi e video-makers. Queste le tappe previste: Palermo (5-7 luglio); Tunisi e Monastir (8-17 luglio in concomitanza con la riunione del comitato internazionale del Forum sociale mondiale); Lampedusa (18-20 luglio, in occasione dell’apertura di Lampedusa In Festival). Ad ogni tappa, seminari, conferenze stampa, proiezioni, mostre fotografiche, manifestazioni. B4P intende portare avanti una denuncia trasparente ed indipendente di quanto è accaduto e continua ad accadere nel Mediter­raneo e farla sentire forte e chiara. L’unica garanzia di questa indipendenza è l’autofinanziamento, l’unica certezza che saremo ascoltati è il contributo che ciascuno di voi può dare.

Open Access Now

Nonostante le iniziative di denuncia e mobilitazione organizzate in Europa e in Italia, entrare nei centri di detenzione per migranti, vedere e raccontare le condizioni in cui sono trattenuti, garantire così il diritto all’informazione è ancora estremamente difficile.

In Europa la Campagna ‘Open Access Now: Aprite le porte! Abbiamo il diritto di sapere’, ha lanciato un mese di mobilitazione straordinaria, dal 26 marzo al 26 aprile, in cui le reti e le associazioni aderenti hanno inoltrato richiesta di accesso nei centri alle autorità competenti dei propri paesi. Le risposte, quando sono arrivate, sono state per lo più negative.

In Italia, nonostante la decisione del nuovo ministro Cancellieri di sospendere il divieto di ingresso nei Cie (Centri di identificazione ed espulsione) e nei C.A.R.A. (Centri di accoglienza per richiedenti asilo), imposto nel 2011 dall’allora ministro Maroni, la possibilità di accedervi non è per nulla garantita e per lo più è affidata alla discrezionalità della autorità del territorio dove ha sede la struttura.

Dal 23 al 27 aprile è stata quindi lanciata anche nel nostro Paese, in sinergia con l’iniziativa a livello europeo, una settimana in cui attivisti, giornalisti, avvocati e parlamentari chiederanno di visitare i centri in cui sono trattenuti i migranti. La mobilitazione è promossa dalla Campagna LasciateCIEntrare e dalle organizzazioni aderenti.

L’Arci parteciperà alle visite organizzate dalla Campagna, a cominciare da quella al Cie di Bologna il 23 aprile, dove sarà presente il suo presidente provinciale Stefano Brugnara.

Con altri esponenti della Campagna sarà poi il 25 al Cie di via Corelli a Milano, dove da mesi è vietato a chiunque di entrare, compresi ai legali dei migranti.

Sempre all’interno della Campagna europea Open Access Now, l’Arci ha programmato visite anche il 24 aprile al Cie di Trapani Milo dove sarà presente Carmen Cordaro referente CIE e frontiere di Arci Nazionale, il 27 al valico dell’aeroporto di Fiumicino a Roma e infine al Cie di Bari Palese.

Tutto ciò per ribadire che democrazia, diritti e trasparenza devono essere garantiti sempre e dovunque.
Sito della campagna

Fiaccolata di solidarietà: ALLEARSI CON ALI' PER UNA CITTA' SOLIDALE

Foto di Alessandro Di Maio














Messina, Domenica 22 Aprile, Piazza Antonello, ore 18.30.
Itinerario: Piazza Antonello, Corso Cavour, Via Tommaso Cannizzaro, Via Cesare Battisti, Via Loggia dei Mercanti.
 Non ha alcun significato che l’aggressione nei confronti di Alì porti con sé o no l’odio esplicito verso una razza diversa. Zappia si è introdotto in un dispositivo che lo ha legittimato, un dispositivo che colloca Alì tra quelli a più basso grado di protezione, che li costringe ad un surplus di simpatia e laboriosità per poter essere accettati.
Alì fa parte di quella “razza” di discriminati ai quali è più facile fare del male, quelli che più facilmente mettiamo da parte e releghiamo ai margini della vita sociale.
Nel contesto di questa crisi, in questi anni in cui gli annunci e la propaganda neo-razzista e xenofoba è ritornata ad ingombrare il dibattito pubblico, derubricare l’aggressione ad Alì a vile violenza significa non riconoscere la trama dei segni dentro la quale sono gettate le nostre azioni quotidiane.
L’autore dell’atto, forse senza rendersene nemmeno conto, incarna un modo di vivere, un modo di pensare ed un modo di agire che nella nostra società lungi dall'essere raro e sporadico è ben presente e diffuso.
L'idea che picchiare un nero, un rom, un barbone, un gay, sia in fondo plausibile, c'è chi lo pensa davvero.
La sola pietà umana è, in questo caso, insufficiente per portare sollievo ad un corpo martoriato. Il sentirsi solidali è un atteggiamento necessario ma impossibilitato a dare una risposta utile a quanto accaduto. Solo l’atto politico e l’aiuto concreto, insieme ad una rinnovata capacità di decifrare i codici culturali della discriminazione sociale possono ribaltare quella gerarchia di segni, quei dispositivi relazionali che rendono possibili questi atti.
Scendiamo in piazza anche perché pensiamo che la convivenza non sia un problema di ordine pubblico, ma sentirsi partecipi di un divenire comune. Difendere Alì oggi vuol dire porre le condizioni per difendere i deboli e gli emarginati domani. Per evitare che la barbara violenza si riversi nuovamente su qualche povero disgraziato.
RETE ANTIRAZZISTA MESSINESE

N.B.: Ognuno è pregato di munirsi di candela :)
Si invitano i partecipati a non portare bandiere....

Evento facebook

sabato 14 aprile 2012

E' tempo di CUD!

Se hai lavorato nel 2011 e il datore di lavoro ti consegna il CUD 2012, oppure fai la dichiarazione dei redditi, potrai donare il 5 per mille del tuo IRPEF ad una organizzazione di utilità sociale, come l'Arci.

Dovrai semplicemente firmare nell'apposito spazio e inserire il codice  fiscale di Arci nazionale 97054400581.
Se non farai alcuna scelta questa piccola cifrà tornerà allo Stato. 
 











Quest'anno l'Arci sosterrà con il 5 per mille le proprie campagne ed iniziative nazionali, per la cittadinanza e il diritto di voto degli stranieri, l'accesso alla cultura, i beni comuni, la pace, la democrazia diretta.
Invece, il 45% del 5 per mille raccolto nella provincia di Messina sarà destinato al Comitato Territoriale Arci Messina che sosterrà i circoli messinesi, presenti a Acquedolci, Brolo, Barcellona Pozzo di Gotto,Giardini Naxos, Milazzo,Tusa, Raccuja, S. Angelo di Brolo, Torregrotta, oltre Messina con il Circolo Arci Thomas Sankara, circoli che sopravvivono con le tessere e il volontariato.
Se sei un soci arci è un tuo dovere sostenere la tua associazione, se sei un cittadino contribuirai a mantenere in Italia una visione plurale, democratica ed antirazzista.






Nel caso in cui non fai la dichiarzione dei redditi perchè non hai spese da farti rimborsare dallo Stato, per comunicare la scelta è sufficiente consegnare il CUD in banca o in posta (servizio gratuito)  firmato e compilato con il  codice fiscale e inserito in una busta chiusa su cui è necessario scrivere «Scelta per la destinazione del 5 per mille dell'IRPEF», entro lo stesso termine di scadenza previsto per la presentazione della dichiarazione dei redditi.


ARCI MESSINA tel 0906413730 (solo pomeriggio)
circolosankara@tiscali.it