venerdì 27 luglio 2012

Assemblea per la sanatoria

Questa domenica 29 luglio alle ore 10:00 Assemblea per la nuova sanatoria e per il contrasto al lavoro nero. Saranno spiegati i criteri generali e le caratteristiche per partecipare.
 
testo decreto pubblicato sulla gazzetta ufficiale
 
 
 
 
 
Ingresso riservato ai soci. 

venerdì 13 luglio 2012

Tutta la delusione degli italiani 2G «Così non è giusto»

di Jolanda Bufalini Inviata A Cecina (Livorno)
Si soffre , si soffre moltissimo in questa strana piazza d'Italia dove i tifosi si chiamano Nizar, Marouenne, Iuliia, Shobi. Manuel, Elvis. Siamo al meeting antirazzista che l' Arci Uisp Arci organizza a Cecina ogni anno, occasione di confronto e di scambio di esperienze fra i ragazzi 2G, la seconda generazione di immigrati. Ci si raccoglie davanti al megaschermo arrivando dagli stand dove si è discusso della campagna L'Italia sono anche io . « Dai Mario! » , parte il tifo a inizio match, quando il s S uper m M ario nazionale è inquadrato dalle telecamere, ma poi si comincia a soffrire. Tifa Italia Elvis che è arrivato dal Camer o un : , « Tifavo Italia anche nel 2006, allora ero in Francia ma non ho mai tifato per i francesi che hanno colonizzato il mio p P aese » . Urlo di dolore al goal di Silva, applausi per l'ammonizione di Piquet. Approvazione per la prima azione in cui si vede Cassano. Andrea che è italiano e Cristian, romeno, Nizar e Marouenne, tunisini, Mahadi che è arrivato solo da un anno dal Marocco vengono tutti da Messina, si sono conosciuti in stra c d a, praticando il parcour, sport urbano di salti e corsa a ostacoli. Parlano con un forte accento siciliano, sono tutti italiani, anche se i tunisini non hanno la cittadinanza. Marouenne è arrivato che aveva venti giorni di vita. Ora frequenta i l 'istituto nautico ma, contrariamente ai suoi compagni di classe, non può avere il libretto nautico, dovrà tornare in Tunisia per perfezionarsi nel suo lavoro di macchinista di navi. Sono quattro fratelli, i loro genitori vivono in Italia da 25 anni ma, per paradosso, due di loro, nati in Italia, hanno la cittadinanza, altri due, Nizar e Marouenne, sono degli stranieri. «SUPERMARIO, UNO DI NOI» Mario Balottelli è uno di loro, tanto che lo guardano con occhio critico, « è ancora una testa calda » . Loro hanno la testa molto sulle spalle, pensano al loro futuro di pizzettari, geometri, marinai. Mahdi sta per partire per Parigi, in cerca di fortuna lì. Però si disperano al momento del tiro che non va in porta. A loro piace Pirlo, « è un grande! » e Iniesta, « anche se è spagnolo » . « Il rosso La squadra ! » , chiede Manuel davanti al fallo di Piqué . A lui che è originario di Santo Domingo ma parla toscanaccio come il suo amico Niccolò, piace il gioco italiano « perché è di squadra, non come i brasiliani che sono solo individualità » . Meryem è marocchina : « , Ho mandato mio fratello che lavora a Kiev a tifare Italia - , , racconta di sé - : Sono stata fortunata, lavoro al call center per i rifugiati dell'Arci, conosco solo il lato buono dell'Italia » . Elvis, invece, che indossa la maglietta azzurra, prima di trovare un lavoro regolare, ha fatto il facchino, distribuito volantini e lavorato nelle pulizie sempre in nero. Ora anche lui è al call center per i richiedenti asilo: « Finalmente qualcuno ha riconosciuto le mie capacità, l'Italia non è solo lavoro nero » . A disperarsi per l'occasione persa di Di Natale c'è anche Iulia, 25 anni, da un anno in Italia. Ha raggiunto la mamma che lavora qui. È E' infermiera ma non può esercitare perché il suo diploma non è riconosciuto: « Ora sto facendo un corso per assistenza ai disabili. Ho imparato una cosa molto importante, che la disabilità non significa impossibilità di essere autonomi, se ti manca una mano hai l'altra » . G2, ragazzi che imparano e tifano, in cerca di fortuna e di allegria. Emigrati perché « non si vive con uno stipendio di 75 euro al mese »

Livorno, salpa l'«Oloferne»: «Il Mediterraneo sia solidale»

L'obiettivo dell'iniziativa: porre fine ai crimini commessi dagli Stati contro i migranti che provano ad attraversare il Mediterraneo.  Accelerare i soccorsi, colpire gli abusi in alto mare.


In mezzo ai”ferri da stiro” new design del porto turistico di Rosignano Marina ha attraccato, ieri, proveniente da La Spezia, l'Oloferne, un due alberi in legno con le colonnine tornite, ha imbarcato il capitano Ennio Cerretti e un gruppo di attivisti per i diritti umani e giornalisti (foto di Giulia Parri), per salpare alla volta di Palermo, dove si farà tappa ai Cie di Milo e Serraino Vulpitta. A Palermo si terrà una cerimonia deponendo in mare 1500 candele per ricordare i morti nelle acque del Mediterraneo nel 2011. Poi inizierà la traversata del Canale di Sicilia verso Monastir in Tunisia, ci saranno visite ai campi di detenzione dei respinti, poi di nuovo in mare per l'ultima tappa, Lampedusa. Dell'equipaggio fa parte Farouk Ben Lhiba, padre di un ragazzo disperso nella collisione della Rais Alì, su cui erano imbarcati 21 giovani, con la Elhouria 302, dell'esercito tunisino. Cinque dei 21 ragazzi sono morti, gli altri 16 sono dispersi. Farouk è venuto in Italia per chiedere se esistono foto scattate dagli arei italiani che hanno certamente sorvolato la zona immediatamente dopo l'impatto.

L'Oloferne è di proprietà della associazione spezzina “Navi di carta” che l'ha messa a disposizione come avanguardia di Boats4people, una flottiglia per il monitoraggio del Canale di Sicilia. L'idea è nata al Meeting antirazzista organizzato dall' Arci a Cecina, dove si discute come portare avanti la campagna “italiano sono anch'io”. Italiani come i ragazzi del circolo Arci “Thomas Sankara” di Messina, i cui iscritti sono in maggioranza 2G, seconda generazione di migranti. Italiani perfetti ma senza passaporto. 

A bordo dell'Oloferne Filippo Miraglia (Arci) ha spiegato come è nata l'idea: “Il Mediterraneo è un mare molto frequentato anche per ragioni di sicurezza, aerei, elicotteri, pescherecci e navi cisterna. Ma è anche la via principale di coloro che fuggono dai conflitti, dei richiedenti asilo”. Fino al 2009, ha continuato Miraglia, “i pescherecci si adoperavano per salvare le carrette del mare”. Poi c'è stata la legge Maroni sui respingimenti e, per chi lavora in mare, alle difficoltà di sempre, “si è aggiunto il rischio della denuncia per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina”. “Una pagina bruttissima quella dei respingimenti in alto mare – dice Laura Boldrini (Unhcr) – con cui l'Italia si è meritata la condanna della Corte Europea dei diritti umani”. Si è dovuto assistere, ricorda Laura Boldrini, “alla scena degli uomini tonno”, naufraghi aggrappati alle gabbie per la pesca dei tonni. La sentenza della Corte Europea ha stabilito, non solo per l'Italia ma per tutta l'Europa, che le politiche di contrasto dell'immigrazione clandestina non possono essere in violazione dei diritti umani, fra i quali c'è il diritto d'asilo. 

Ma intanto c'è stato il caso denunciato dal Guardian: 72 persone morte, sebbene mezzi Nato avessero visto le barche in difficoltà. E c'è il caso delle centinaia di tunisini salpati durante la rivolta della Primavera araba, di cui non c'è più traccia. Il governo italiano è cambiato ma Frontex, l'accordo per i respingimenti con la Libia è stato rinnovato. Fra i promotori di Boat4people c'è padre Mussie Zerai, che molti conoscono per il suo impegno verso gli eritrei: “La politica dei respingimenti ha causato molte morti. Quando una strada si chiude se ne apre un'altra più difficile e più costosa, oggi ci sono 60.000 persone ammassate nel Sinai”. E Padre Zerai denuncia: “In Libia le condizioni sono le stesse del tempo di Gheddafi, i militari terrorizzano i minori rinchiusi nei centri sparando con i kalashnikov, ci sono bambini che non vedono il sole per settimane. Queste si chiamano torture”. 

Boats4people punta a creare una rete di gente di mare che contrasti il ping pong delle responsabilità fra Stati, quando si tratta di portare in salvo i migranti. Della rete fanno già parte due dottorandi in architettura dell'università di Londra, Lorenzo Pezzani e Charles Heller. Usando immagini satellitari e testimonianze hanno mappato la deriva della barca del “caso Guardian”, ora intendono proseguire con il progetto “Watch the Med”, uno sguardo civile sul Mediterraneo. Gli strumenti dell'urbanistica vengono utilizzati per creare una geografia dei diritti “in un mare che non è vuoto ma solcato da mezzi di trasporto e pescherecci, perimetrato da zone economiche esclusive e piattaforme”, in un deserto si può morire in un luogo così popolato la morte per stenti o naufragio assomiglia a un crimine.