mercoledì 22 settembre 2010

24 Settembre CLANDESTINO DAY

Anche a Messina il 24 settembre si promuove il Clandestino Day, iniziativa lanciata dal settimanale Carta e che ha mosso i primi passi nel 2009. La giornata di approfondimento e mobilitazione intende svelare le contraddizioni di una politica che genera discriminazione e violenza razzista, perché introduce l’uguaglianza migrante irregolare=clandestino=criminale. Infatti nel settembre 2009 in 60 città 500 organizzazioni diedero vita al Clandestino Day proposto da Carta. I motivi e le modalità che spinsero alla riuscita di quella giornata permangono ed anzi lo scenario sociale e culturale mostra un’Italia ancor più “imbarbarita” ed intollerante. Reato di clandestinità, prolungamento della detenzione nei Cie, respingimenti in mare, violazione del diritto d’asilo, sanatoria-truffa, permesso di soggiorno a punti, tetto scolastico, sono tutti tasselli di questo nuovo razzismo, istituzionale e popolare, a cui vogliamo opporci. Come risposta a questo clima insopportabile cresce, spesso invisibile agli occhi dell’informazione ufficiale, una società aperta, accogliente, solidale e sempre più meticcia. Il 24 settembre è un giorno nel quale ognuno di noi si dichiara clandestino. La sanatoria di settembre 2009, o meglio l’emersione contributiva per i lavoratori domestici, che dava la possibilità ai datori di lavoro di regolarizzare rapporti “in nero” di lavoratori stranieri, ma anche italiani, - non sono mai stati ufficializzati dal ministero dell’interno i dati riferiti ai lavoratori italiani, se mai ce ne fossero stati – garantiva nel testo di legge la sospensione di tutti i procedimenti civili e penali al datore di lavoro ed al lavoratore e il divieto di espulsione del migrante irregolare. Irregolare perché il sistema di ingresso in Italia, regolato dalla emanazione dei decreti flussi, è anacronistico, demagogico e fallimentare, pretende di regolare il mercato di lavoro con la chiamata da parte del datore di lavoro di un lavoratore che vive e risiede nel proprio paese, forse, perché lo ha conosciuto nella sua ultima vacanza in Perù. Nella realtà, nessuno assume a scatola chiusa un lavoratore e il decreto flussi ha sempre rappresentato una non troppo nascosta sanatoria, solo che è riservata a pochissimi fortunati, a causa delle quote decise annualmente che non rispecchiano neanche lontanamente i bisogni del mercato del lavoro. Così si continua a lavorare in nero, senza permesso di soggiorno, senza diritti, senza sicurezza. Nel 2009 erano presenti in Italia oltre seicentomila stranieri privi di permesso di soggiorno, mentre l’ultimo decreto flussi era stato emanato nel 2007 e quello del 2008 prendeva in considerazione le istanza dell’anno precedente. Così l’ipotesi di una sanatoria rappresentava per queste persone quasi un risarcimento per gli anni di attesa, l’unica possibilità appunto di regolarizzare la propria posizione per difendersi effetti vergognosi del pacchetto sicurezza. Ma la legge 102/2009 ha regolamentato l’accesso solo ai lavoratori domestici, per accontentare, si è detto, le famiglie italiane che non possono fare a meno della colf filippina piuttosto che del badante cingalese, facendo diventare di fatto “criminali” i lavoratori dell’edilizia, del l’agricoltura, della ristorazione, del commercio, insomma, solo quelli che servono a supportare le famiglie che con il loro lavoro si sono di fatto sostituiti al “welfare” poiché non esiste alcun aiuto concreto alle famiglie. Una scelta che è figlia di una norma discriminante e richiama l’immagine coloniale dello straniero come personale di servitù. Ciò ha costretto gli operai, i cuochi, i venditori ambulanti a trasformarsi in colf, vittime del mercato dei contratti spesso in mano alla criminalità organizzata. Nonostante tutto, comunque ribadiamo che il 30 settembre 2009, data ultima per l’invio dell’istanza, sono pervenute circa trecentomila domande e sono stati versati nelle casse dello stato 154 milioni di euro in contributi previdenziali e marche da bollo, una cifra significativa in una fase di crisi economica e di deficit dello stato. Ma l’epilogo è ancor più amaro dei presupposti razzisti dell’art. 1 –ter, perché nonostante l’emersione fosse preclusa solo ai lavoratori domestici, già espulsi per gravi motivi di ordine pubblico e sicurezza nazionale e che avevano commesso rilevanti reati penali , una circolare del ministero dell’interno di aprile 2010 ha sbarrato la possibilità ai migranti oggetti di condanna per l’inottemperanza all’ordine di lasciare il territorio. Ma la “sanatoria” non doveva regolarizzare i “clandestini”? Così dovrebbero arrivare sulle teste dei loro datori di lavoro come una spada di Damocle tutte le ricadute civili e penali per l’impiego di lavoratori stranieri irregolari e per i lavoratori la condanna per il reato di clandestinità e il provvedimento di espulsione. Il reato di non “ubbidienza” al provvedimento di espulsione, che continua ad essere un procedimento amministrativo, è stato istituito dalla Bossi Fini e per molti giuristi non dovrebbe costituire reato e non può in alcun modo essere paragonato a reati gravi. Ad un anno di distanza, oltre centomila lavoratori migranti sono in attesa di conoscere il loro destino, anche coloro che magari hanno interrotto il rapporto di lavoro, semplicemente perché l’anziano che accudivano è morto o i bambini da assistere adesso vanno a scuola. Ma senza la firma del contratto di soggiorno da parte del datore di lavoro che ha fatto istanza, si ricomincia daccapo, il migrante “clandestino e criminale”, magari cambierà anche domicilio, trasferito coattivamente in un centro di detenzione ed identificazione recluso per 6 mesi .
Chiediamo quindi: un provvedimento di sanatoria generalizzata per tutte le tipologie di contratto; l’introduzione di un meccanismo di regolarizzazione permanente con l’introduzione di un permesso per ricerca lavoro; il recepimento della direttiva europea sulla denuncia di chi sfrutta il lavoro in nero; l’estensione ad almeno un anno del permesso di soggiorno per coloro che perdono il lavoro; la chiusura di tutti i centri di detenzione per migranti, già istituiti dalla legge Turco-Napolitano e la fine dei respingimenti.

Ufficio Stampa
Circolo Arci "Thomas Sankara"
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