Lampedusa, 2005 (Circolo Arci Thomas Sankara) |
In un' isola già militarizzata, è arrivata anche la protezione civile, che si è aggiudicata l'appalto per lo smaltimento dei relitti degli sbarchi. Ma sino ad oggi i natanti rimangono in balia delle maree, senza alcun intervento risolutivo. Sull'isola sono presenti le principali organizzazioni governative e le ong storiche; tuttavia molto spesso la macchina organizzativa dell' “emergenza” richiama il modello della propaganda stile l'Aquila, con un Ministero dell'Interno che arruola anche le navi mercantili - come nel caso della nave “Excelsior” per il trasferimento probabile alla tendopoli di Manduria. L'intento è quello di affidare così sul continente la gestione dell'emergenza alla protezione civile, che ha già dimostrato l'anima militarizzata nella gestione dei campi in Abruzzo.
Dal 3 al 7 maggio, un gruppo di militanti del circolo arci Thomas Sankara di Messina ha raggiunto la staffetta antirazzista siciliana, organizzata per dare supporto all'associazione Askavusa - che ha fornito sostegno materiale e sociale nelle settimane dei “grandi arrivi”, quando il governo italiano gridava all'invasione e i migranti vivevano all'aria aperta. A maggio si è rientrati nella “regola” lampedusana: tutti i “negri” (come spregiativamente definiti da un poliziotto) dentro le gabbie al centro di contrada Imbriacola - che è identificato come centro di prima assistenza e soccorso - e alla base Loran - decadente struttura militare.I tempi di trattenimento, spesso, richiamano quelli dei centri di detenzione: richiedenti asilo e categorie vulnerabili vengono reclusi insieme ai profughi tunisini, il cui unico destino è il rimpatrio collettivo entro le 48 ore. Il 5 maggio si è riusciti a distribuire il numero verde ed avere contatti direttamente sul molo durante le operazioni di sbarco ma solo con i migranti sub-sahariani. I profughi tunisini, infatti, sono trattati come criminali e separati dai presenti sin dall'arrivo al molo. Successivamente l'ingresso al Porto Vecchio è stato negato ai militanti messinesi (alcuni dei quali anche identificati dalla Polizia), nonostante la presenza di volontari e gente comune. L'enfasi dell'accoglienza, con la foto in prima pagina del medico con in braccio un bambino, si accompagna alla disorganizzazione dei soccorsi - mancanza di latte per i bambini, coperte, acqua e alimenti tanto insufficienti quanto maggiore era il numero di migranti sbarcati - e alla certezza che l'informazione sui diritti possa generare conflitti e non debba essere garantita per tutti.
Giulia, Marilin, Gaetano,Claudio IreneNumero verde Arci