Il Ponte sullo Stretto de-finanziato lo abbiamo già conosciuto. Era il tempo
del Governo Prodi e la forte pressione del Movimento No Ponte era riuscita a
spostare la posizione di forze politiche precedentemente favorevoli alla
grande opera. Il "mostro sullo Stretto" venne inserito tra le opere non
prioritarie.
Per tutti era ormai la fine di un incubo. Colpevolmente il
Governo Prodi lasciò in piedi il contratto con Impregilo e non sciolse la
Stretto di Messina Spa, società concessionaria per la progettazione e la
costruzione del Ponte. Fu gioco facile per un Berlusconi nuovamente al posto
di comando rilanciare
l'opera. Nel solo 2010, la stagione delle trivelle,
vennero spesi 110 milioni di euro in sondaggi e progettazione, con un
impatto risibile per l'area dello Stretto in termini di ritorno economico e
occupazione.
Oggi il Ponte è nuovamente de-finanziato. Il nuovo Governo
manifesta un evidente disinteresse nei confronti dell'opera e, ciò che è più
importante, il Ponte sullo Stretto è ormai fuori dai corridoi di trasporto
europei. Si tratta, questo, di un aspetto davvero significativo perchè nella
fase della grande crisi del debito pubblico la selezione delle opere da
finanziare verrà fatta, ormai è consolidato, proprio privilegiando quelle
che rientrano nei corridoi. I nuovi meccanismi di finanziamento saranno
basati sulla ricerca di risorse da recuperare sui mercati finanziari (Fondi
sovrani, Fondi pensione ...) e verranno sostenuti da project bond garantiti
dall'Europa. Ecco, quindi, che, allo stato, il futuro del Ponte è molto
improbabile.
Nonostante queste evidenze, dal Governo arrivano
pronunciamenti che prevederebbero una sospensione e non una cancellazione
dell'opera. La situazione è, quindi, molto pericolosa perchè, comunque,
rimane il rischio di lasciare aperta una partita che si manifesta come una
vera e propria ipoteca sul territorio. Ancora oggi la Stretto di Messina Spa
è un costo per la comunità, ancora poco tempo fa il più importante giornale
locale riportava il bando per l'apertura di un mutuo di 11 milioni di euro
finalizzato a finanziare il cantiere di Cannitello, recentemente Rete
ferroviaria italiana avrebbe richiesto al ministero dell'Ambiente di avviare
la procedura di Valutazione di impatto ambientale sui nuovi collegamenti
ferroviari tra il ponte e le linee storiche di collegamento con Reggio
Calabria e Gioia Tauro, infine Eurolink (General Contractor per il Ponte) ha
ancora nella propria disponibilità uno stabile di proprietà dell'Università
di Messina. Insomma, il Ponte costa anche se non lo si fa e se non lo si
cancella rimane il rischio di rivederselo rilanciato al mutare del quadropolitico nazionale. Infine, l'eventuale approvazione del progetto definitivo
rischierebbe di aprire tutta la partita delle penali (centinaia di milioni
di euro).
E' importante, quindi, non abbassare la guardia e rilanciare e
continuare la mobilitazione affinchè venga rescisso il contratto con
Impregilo, venga sciolta la Stretto di Messina Spa, non si riconosca alcuna
penale nei confronti delle consociate in Eurolink e si imponga di investire
le risorse destinate al ponte per infrastrutture utili al territorio
interessato dall'opera.
Rete No Ponte - Comunità dello Stretto