martedì 2 novembre 2010

Diritto d'asilo negato



Reclusi per aver rivendicato un proprio diritto. È successo a Catania, poco dopo l’approdo di un barcone con a bordo un centinaio di migranti. Intercettato dalla Guardia di Finanza al largo di Riposto, lo scafo è approdato al molo 24 del porto di Catania a mezzogiorno di martedì 26 ottobre. Dichiaratisi di nazionalità palestinese, e quindi non respingibili perché provenienti da un paese in guerra, 128 migranti, di cui 46 minorenni, sono stati trasferiti in una struttura ricavata all’interno di un palazzetto dello sport alla periferia della città, il “PalaNitta” di Librino.
Qui sono scattati gli interrogatori della polizia che, su ordine della prefettura, ha impedito l’accesso alla struttura ai rappresentanti dell’UNCHR, di Save the Children e di O.I.M., enti di tutela, convenzionati con il Ministero dell’Interno, accorsi sul posto per prestare assistenza ai migranti ed informarli sull’accesso alla procedura d’asilo. Un divieto inaccettabile che è stato esteso anche all’ARCI e alla Rete Antirazzista: a nulla, infatti, è servito il provvedimento firmato mercoledì mattina dal PM Agata Consoli, cui è stata affidata l’inchiesta, che autorizzava i legali degli enti di tutela ad incontrare i migranti reclusi. La Prefettura si è infatti riservata il diritto di non adempiere alla disposizione del pubblico ministero, motivando la decisione sulla base di un “ripensamento” dello stesso magistrato.
Si è quindi consumata una grave violazione delle norme nazionali ed internazionali in materia di protezione umanitaria: in particolare, è stato vietato ad organismi internazionali di tutela di accertare la nazionalità di provenienza dei migranti. Nonostante non sia stata avviata alcuna procedura di identificazione, le forze dell’ordine hanno sempre sostenuto che non si trattasse di palestinesi, ma di egiziani, quindi rimpatriabili con effetto immediato. Ed è quanto successo nell’arco di 24 ore: mercoledì pomeriggio, i 46 minori, in ossequio alle leggi internazionali che ne vietano il respingimento indipendentemente dalla nazionalità, sono stati trasportati in una comunità cittadina. Destino diverso è toccato, invece, ai migranti adulti, prelevati in serata da sei blindati della polizia e trasferiti all’aeroporto di Catania. Qui si è consumata l'ennesima beffa: vista l'impossibilità di accedere ai locali del PalaNitta, l'ARCI e la Rete Antirazzista hanno chiesto alla Prefettura di poter incontrare in aeroporto i migranti, prima che venissero espatriati, per accertarne la nazionalità. Ma quando finalmente è arrivata l'autorizzazione del vice-prefetto, era ormai troppo tardi. Mentre all'avvocato dell'ARCI, Francesco Auricchiella, veniva concesso di entrare in aeroporto, erano già in corso le operazioni di decollo del charter con a bordo i migranti, pronti ad essere rimpatriati. Dove? In Egitto, naturalmente, da dove si “presume” fossero partiti. Tutto per colpa di una legge iniqua, quella sui respingimenti, varata nel maggio 2009, che viola palesemente l’art. 10 della nostra Costituzione, che prevede il diritto d’asilo per lo straniero al quale – si legge testualmente – “sia impedito nel suo paese l’effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana”.