Il 1 aprile 2011 diventerà una data storica per la città di Messina se l’Amministrazione Comunale manterrà tutte le promesse relative sia alla sistemazione provvisoria (18 mesi) di tutte le famiglie rom, sia al percorso di autocostruzione con la relativa assegnazione definitiva di un alloggio a canone sociale ad ogni famiglia. Si è evitato lo sgombero forzato, di macchiare questa città con l’immagine delle forze di polizia che trascinano via donne e bambini mentre le loro “case” vengono abbattute, un’immagine purtroppo a cui siamo abituati perché nel resto d’Italia, tranne rarissime eccezioni, queste immagini sono state la traduzione dell’inasprimento delle leggi sull’immigrazione, l’effetto del pacchetto sicurezza, le soluzioni dei famigerati “piani nomadi”. Da anni le Amministrazioni Comunali messinesi hanno semplicemente evitato il problema “campo rom”, adottando nel migliore dei casi misere azioni assistenziali, sino al 2 febbraio dell’anno scorso. L’intimazione da parte dell’Autorità portuale di sgombero dell’area di villaggio Fatima, ha fatto si che il Comune avviasse una schedatura, inviando i vigili urbani al campo, azione propedeutica allo sgombero. L’Arci insieme all’associazione Bahktalo Drom del campo rom, ha così promosso la creazione di un Comitato di solidarietà alle famiglie rom residenti a villaggio Fatima, a cui hanno aderito la Comunità di Sant’Egidio, la Caritas, la Chiesa Valdese, organizzazioni, associazioni e partiti della sinistra. Il Comitato ha diffuso un appello ai cittadini messinesi sottoscritto da 3542 cittadini per fermare le ruspe e trovare delle soluzioni alternative allo sgombero forzato, quali l’uso di beni di proprietà comunale, appartamenti sequestrati alla mafia, immobili di proprietà pubblica, ed infine l’autocostruzione ed ha richiesto al Prefetto di garantire la non adozione di uno sgombero forzato ed al Questore il rilascio del permesso per motivi umanitari agli irregolari di nazionalità kossovara. La risposta della Questura, nonostante la presenza di norme e documentazione di organismi internazionali a favore di tale ipotesi, è stata negativa. Quindi, le assemblee fuori e dentro il campo, per decidere le proposte e le forme di dialogo con l’Amministrazione Comunale. La notifica dello sfratto esecutivo alle famiglie presenti nel campo, è stato poi contrastato con un ricorso al Tar. L’Autorità Amministrativa ha intimato all’Amministrazione di procedere con le dovute cautele in considerazione della presenza di minori. La ricerca del dialogo con la città si è concretizzata con l’iniziativa “I rom nella città : iniziativa di inter-azione e riqualificazione urbana”, per la risistemazione di aree degradate di quartieri periferici da parte dei rom, aiuole e spartitraffico di Villaggio Aldisio e zona antistante a Villa Sabin, incontro con i bambini di Camaro e festa con danze tradizionali a Contesse. Dialogo che la città ha rifiutato. Nessun quartiere si è reso disponibile ad accogliere le famiglie rom. Nessuna presa di posizione in difesa del diritto all’abitare dei rom neanche dai grandi partiti che hanno fatto della coesione sociale e della difesa della famiglia le loro linee programmatiche. La rivolta degli abitanti e dei consiglieri di quartiere, cassonetti bruciati e danneggiamenti contro gli immobili sono state le immediate risposte agli annunci dell’Amministrazione Comunale dell’utilizzo transitorio ad uso abitativo per i rom della scuola Nicholas Green a Valle degli Angeli e delle scuole in disuso di Cataratti e Ganzirri. Tutto questo in un contesto non facile, in una città dove l’emergenza abitativa non trova soluzione, il Comune è perennemente sull’orlo del dissesto finanziario ed è quasi impossibile ottenere informazioni sugli alloggi di pertinenza comunale e di quelli sequestrati alla mafia. Non sorprende,quindi, la scelta amara del Comune di identificare gli immobili evitando gli annunci. Non è comunque bastato : un gruppo consistente di abitanti di Bordonaro ha bloccato l’ingresso alla scuola Traina e la strada. Solo dopo molte ore, le famiglie rom sono potute entrate dentro la scuola protette dalle forze dell’ordine. La scuola non era stata pulita ed era pieni di arredi scolastici; solo la buona volontà dei rom e delle organizzazioni, insieme ad un tardivo intervento di una ditta di pulizie, ha permesso di sistemare le stanze. Molti sono i nodi ancora da risolvere : primo fra tutti il destino delle famiglie presenti nella scuola con un titolo di soggiorno e residenza diversa da Via San Raineri, famiglie che hanno potuto regolarizzare la propria posizione dopo il 2 febbraio 2010, data a partire dalla quale l’anagrafe di Messina ha impedito la concessione della residenza al campo. Persone che sono cresciute dentro il campo e che per un dato meramente burocratico sono state discriminate e che entro una settimana dovranno trovare un alloggio. Per due delle famiglie con minori è già prevista l’assegnazione di un alloggio, alle medesime condizioni delle 6 famiglie (nuclei familiari composti da nonni, figli e nipoti), alloggiate nella notte del 1° aprile al Villaggio Matteotti.Infatti, i requisiti previsti dal Comune, per la concessione provvisoria – 18 mesi- di un alloggio comunale, sono il possesso di un titolo di soggiorno, la residenza anagrafica al campo rom, la presenza di minori. Trovare una sistemazione provvisoria per tutte le altre famiglie è la prossima sfida insieme alla loro emancipazione sociale e lavorativa.