C/O Ex-Guernica via Castellammare n°6 (di fronte Chiesa dei Catalani)
Il 18 Dicembre,
giornata di azione globale contro il razzismo e per i diritti dei migranti
(promossa dal forum sociale mondiale di Dakar), in tutto il mondo si manifesterà
per i diritti umani, sociali e politici affinché ogni cittadino del pianeta
possa decidere dove e come costruire il proprio futuro. A Messina il corteo del
18 vivrà anche del protagonismo dei temi della difesa del territorio e della
salvaguardia dei beni comuni.
Il nostro territorio inizia a produrre un nuovo tipo umano: lo sfollato. Sempre più gente ormai vive in condizioni di disagio e di allontanamento forzato dalla propria abitazione a causa di eventi calamitosi. Le recenti alluvioni hanno dimostrato la nostra completa impreparazione ad affrontare il normale corso della natura che viene dipinta come un cattivo mostro che si abbatte sulle nostre vite distruggendo tutto. Se è vero, da un lato, che l'eccezionalità degli eventi atmosferici ha detrminato in larga misura l'entità degli ultimi disastri, è anche vero, dall'altro, che la politica di pianificazione del territorio della provincia di Messina è stata lasciata in mano a un'accozzaglia di predatori che hanno riversato centinaia di milioni di metri cubi di cemento in un territorio in cui l'emigrazione è altissima e che presenta una quantità elevatissima di abitazioni sfitte. La misura è colma, non c'è mercato immobiliare eppure la politica del mattone non finisce mai di stupire. Sempre nuove concessioni vengono elargite a signorotti locali che, con la complicità dei poteri forti del territorio, occupano il suolo riccattando la cittadinanza e la politica. E' quello che accadrà con il Ponte sullo Stretto, il cui progetto prevede lo scarico di 8 milioni di metri cubi di materiale inerte proprio nelle prossimità delle zone recentemente alluvionate. E' quello che accade continuamente in ogni area ancora non predata e razziata da chi ha negli occhi solo il profitto e non si cura di porre le condizioni di minima vivibilità delle popolazioni. E mentre la sicurezza si declina, a livello nazionale come a livello locale, come mera repressione dell'illecito e del sovversivo, la politica dimentica l'altra accezione possibile del termine: sicurezza di avere un saldo terreno sotto i piedi. La sicurezza del territorio è la sicurezza che vogliamo. Il seminario di mercoledì, che si configura allo stesso tempo come un'assemblea pubblica, vuole essere un momento di discussione profonda per l'elaborazione di una proposta concre!ta per risollevare questo territorio dalla politica dei disastri che in questi anni ha usufruito delle emergenze per continuare a vivacchiare e sopravvivere.
Il nostro territorio inizia a produrre un nuovo tipo umano: lo sfollato. Sempre più gente ormai vive in condizioni di disagio e di allontanamento forzato dalla propria abitazione a causa di eventi calamitosi. Le recenti alluvioni hanno dimostrato la nostra completa impreparazione ad affrontare il normale corso della natura che viene dipinta come un cattivo mostro che si abbatte sulle nostre vite distruggendo tutto. Se è vero, da un lato, che l'eccezionalità degli eventi atmosferici ha detrminato in larga misura l'entità degli ultimi disastri, è anche vero, dall'altro, che la politica di pianificazione del territorio della provincia di Messina è stata lasciata in mano a un'accozzaglia di predatori che hanno riversato centinaia di milioni di metri cubi di cemento in un territorio in cui l'emigrazione è altissima e che presenta una quantità elevatissima di abitazioni sfitte. La misura è colma, non c'è mercato immobiliare eppure la politica del mattone non finisce mai di stupire. Sempre nuove concessioni vengono elargite a signorotti locali che, con la complicità dei poteri forti del territorio, occupano il suolo riccattando la cittadinanza e la politica. E' quello che accadrà con il Ponte sullo Stretto, il cui progetto prevede lo scarico di 8 milioni di metri cubi di materiale inerte proprio nelle prossimità delle zone recentemente alluvionate. E' quello che accade continuamente in ogni area ancora non predata e razziata da chi ha negli occhi solo il profitto e non si cura di porre le condizioni di minima vivibilità delle popolazioni. E mentre la sicurezza si declina, a livello nazionale come a livello locale, come mera repressione dell'illecito e del sovversivo, la politica dimentica l'altra accezione possibile del termine: sicurezza di avere un saldo terreno sotto i piedi. La sicurezza del territorio è la sicurezza che vogliamo. Il seminario di mercoledì, che si configura allo stesso tempo come un'assemblea pubblica, vuole essere un momento di discussione profonda per l'elaborazione di una proposta concre!ta per risollevare questo territorio dalla politica dei disastri che in questi anni ha usufruito delle emergenze per continuare a vivacchiare e sopravvivere.