Quando ero nelle scuole elementari un'insegnante bionda mi trattava
male, era molto razzista, e mi diceva che ero un'incapace e che quelli
del mio paese sono delle persone senza valore, e mi sono messa a
piangere»: a raccontare questo episodio è Sandra, 15 anni, originaria
dell'Ecuador ma residente a Milano.
Uno soltanto dei numerosi episodi di razzismo che vengono fuori da
Spunti di vista, la ricerca promossa dall'Arci con il supporto dell'Unar
sulle discriminazioni subite dai 'nuovi italiani', cioè non soltanto le
cosiddette 'seconde generazioni', ma tutti i giovani di origine
straniera nati in Italia o giunti nel nostro paese più di recente.
Attraverso la somministrazione di un questionario a un totale di 440
tra ragazzi e ragazze con un'età compresa dai 15 ai 30 anni che vivono
nei comuni di Milano (230 intervistati) e Messina (210) e la raccolta di
testimonianze di vita e 'razzismo' quotidiano, si è cercato di capire
chi sono questi giovani, con chi si relazionano quotidianamente, se si
sentono vittime della discriminazione messa in atto dalla società che li
dovrebbe ospitare, nel caso di coloro che si trovano in Italia da pochi
anni, o in cui vivono da quando sono nati. Guardando ai ragazzi
coinvolti nel progetto, si nota come a Messina cresca il numero delle
seconde generazioni: il 27,6% del campione ha dichiarato di essere nato
in Italia, contro il 9,1% di Milano. Il dato incide sulle
discriminazioni percepite: a Messina dichiarano di aver subito
discriminazioni il 74% di maschi e il 65% delle femmine, percentuale che
a Milano scende rispettivamente al 60% e al 38%.Questo aspetto si
spiega parzialmente con le aspettative nei confronti della società
ospitante, che variano in relazione agli anni di permanenza in essa: i
giovani di seconda generazione vivono più intensamente le
discriminazioni subite rispetto ai primo-migranti, avendo delle
aspettative più elevate nei confronti della società in cui vivono. Tra i
luoghi di discriminazione, 'vincono' i mezzi pubblici: 48 giovani a
Messina e 47 a Milano hanno subito discriminazioni su autobus e metro;
poi ci sono i luoghi di svago (negozi, cinema, bar, locali notturni)
indicati da 49 giovani a Messina e 16 a Milano; la questura, dove molti
dei ragazzi e ragazze intervistati sono costretti periodicamente a
recarsi per ottenere il rinnovo dei documenti necessari alla
regolarizzazione, e la polizia (20 e 31).
Luogo di discriminazione è anche la scuola, dove le seconde
generazioni spesso subiscono i pregiudizi di insegnanti e compagni (29 e
29) e il luogo di lavoro (18 e 25), in cui gli stranieri sono sfruttati
da imprenditori senza scrupoli che li impiegano spesso in compiti
usuranti e pericolosi in cambio di salari modesti, e a volte vengono
percepiti come una minaccia dai propri colleghi italiani, dovendo quindi
fronteggiare anche le loro ostilità. Dalle esperienze di
discriminazione quotidiana è nato però anche qualcosa di buono: si
tratta del documentario Libera tutti, prodotto dall'Arci e realizzato
dal laboratorio di participatory video del circolo Arci Thomas Sankara
di Messina, in cui un gruppo dei giovani coinvolti nel progetto Spunti
di vista ha realizzato un'opera in cui raccontare il proprio quotidiano,
le aspettative, il rapporto con la società in cui vivono, la loro
definizione dell'inclusione sociale e la loro percezione dei fenomeni di
discriminazione.
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